domenica 11 ottobre 2015

La Stampa 11.10.15
E ora il timore di Renzi è di ritrovarsi il sindaco avversario alle comunali
La popolarità di Marino sta a sorpresa risalendo e il Pd è ancora senza un candidato alternativo
di Fabio Martini


La pazza idea di Ignazio Marino di resistere a dispetto di tutto e di tutti non è mai stata presa molto sul serio da Matteo Renzi, ma lo spauracchio che comincia ad affacciarsi in casa Pd è un altro: il vero obiettivo del sindaco dimissionario potrebbe essere quello di ricandidarsi con una Lista civica, a capo di una coalizione di sinistra con un forte connotazione anti-Renzi e anti-Palazzo. Allo scopo di trasformare le prossime elezioni comunali in un referendum: pro o contro Marino. A quel punto rendendo più concreto uno scenario che un leader orgoglioso come Renzi non confesserà mai in pubblico, uno scenario in negativo che però comincia a circolare a palazzo Chigi: rassegnarsi a perdere Roma.
Guerra con il partito
Per ora un sospetto inconfessabile, fondato su presupposti soltanto ipotetici e soprattutto una prospettiva che un leader tenace come Renzi combatterà con tutte le armi. Eppure, la dimostrazione che al Pd sentano puzza di bruciato è confermato dalla sortita molto aspra di Matteo Orfini, presidente del Pd che, come commissario di Roma, negli ultimi mesi aveva difeso Marino. E ora invece lo attacca: «Ho cercato di comprenderne la difficoltà e le debolezze di Marino. Ma non è bastato. Non è bastato perché una infinita serie di errori hanno definitivamente compromesso autorevolezza e credibilità del sindaco verso la città». Orfini sostiene che il Pd consociativo e clientelare tante volte denunciato da Marino «non c’è più» e dunque è ora di «mettere da parte rancori e aspirazioni individuali».
Una messa a punto puntuale, che somiglia tanto all’inizio di una campagna elettorale. L’avvio di una stagione che per il Pd si preannuncia non semplice. In salita perché alla fine, pur di far dimettere Marino, un sindaco del Pd, si è dovuto esporre in prima persona il premier. In salita perché Marino, una volta ancora condizionato dal suo straripante «ego», pur di prendersi una rivincita potrebbe mettersi di traverso. Ma soprattutto perché al momento Renzi e il Pd non hanno la minima idea di chi lanciare in pista come candidato sindaco per Roma. I tanti nomi circolati in questi giorni appartengono ai pourparler, ma nessuno è mai entrato in una rosa ristretta di papabili. Per ora Renzi ha una sola idea chiara in testa: il candidato deve essere un «esterno», ma a questo identikit corrisponde una pagina bianca.
Radio e social network
Dunque al Pd sono all’anno zero, almeno sul piano dei candidati. E notano un inatteso attivismo attorno a Marino. Non soltanto la raccolta di firme a favore del sindaco dimissionario, ma anche il cambio dell’umore in una fascia di opinione pubblica di sinistra e popolare, che si sta manifestando in forme inattese nelle radio locali e sui social network. Se fino a 15 giorni fa Marino era impopolarissimo, la fine cruenta della sua sindacatura sta suscitando una ripresa di consensi. E non è sfuggita al Pd neppure la decisione di Marino di accettare e poi disdire la partecipazione alla puntata di ieri di un talk show come «Che tempo che fa». Segno che Marino non aveva nulla di nuovo da dire e che sta meditando nuovi rilanci?
L’incognita-Procura
Naturalmente l’ipotesi che Marino possa ricandidarsi sindaco trasformando le prossime elezioni in un referendum su di sé è subordinata alla risposta ad un quesito non trascurabile: che sviluppi avrà l’apertura di un fascicolo alla Procura di Roma per le cene di Marino? Se dopo il confronto tra le diverse parti, l’indagine dovesse concludersi con un rinvio a giudizio, a quel punto l’ex sindaco avrebbe altro a cui pensare. Mentre un non luogo a procedere finirebbe per corroborare le ambizioni di rivincita di Ignazio Marino.