domenica 4 ottobre 2015

Il Sole Domenica 4.10.15
Identità
Ragioni e persone
di Nicla Vassallo


Quale differenza intercorre tra te e me? Se nessuna, si sarebbe la medesima persona. E quali differenze intercorrono tra noi animali umani e ogni altra creatura che abita l’universo? Forse, un giorno, si scopriranno mondi in cui vivono creature molto simili a noi, ma, al momento le domande che ci siamo appena posti non risultano del tutto irrilevanti. Qui, in Italia, vengono affrontate soprattutto dai filosofi della mente (dando così per scontato che siamo menti, non corpi) o dagli neuroscienziati (dando così per scontato che siamo cervelli, ovvero corpi, non menti). Ultimamente, però, le cose stanno mutando nel senso che la filosofia della mente si sta sempre più intrecciando con le neuroscienze, fornendo a volte esiti positivi, altri negativi. Le ipotesi e gli esperimenti che vengono a contare sono così sempre più empirici.
In altri paesi, la domanda «che cos’è l'identità personale?» conserva la sua originaria matrice metafisica, benché non del tutto, cosicché gli esperimenti, con cui si lavora, sono soprattutto thought experiment o Gedankenexperiment. I più noti li ritroviamo ancora in un libro di diversi decenni fa, Ragioni e persone (il Saggiatore) di Derek Parfit, e ora gli interrogativi da cui parte Amy Kind sembrano risalire quasi tutti a Parfit, con alcuni accenni di matrice prettamente cartesiana, lockeana o humeana. Cosa ci rende la medesima persona che eravamo ieri? Non diciamo forse cose quali «da quando si è sposato non è più lui?». Riusciremmo a proseguire a essere noi stessi se perdessimo alcune, o molte, o tutte le memorie del nostro passato? E cosa accadrebbe all’io se rimuovessimo con costanza queste memorie per «vivere alla giornata»? E se invece il nostro corpo e il nostro cervello fossero trapiantati in un androide o la nostra mente immessa in qualche computer capace di governarla? E, se il nostro io si trovasse del tutto isolato dagli altri io, avremmo qualche possibilità di comprendere chi siamo, di riuscire a crescere con altri, a confrontarci con altri, a narrarci ad altri, ad amare altri?
Non si tratta di domande fantascientifiche, bensì del tentativo di chiarire, come tenta di fare Amy Kind, le principali questioni che riguardano la natura della persona, le teorie dell’identità personale e la costruzione dell’io. Perché, questo tipo di chiarimento, congiunto a una puntuale e accessibile presentazione delle analisi dell’identità personale, si rende indispensabile per offrire in seguito eccelse risposte.
Se qualcosa manca è la riflessione sull’identità personale in relazione alla razionalità. A ciò rimedia il volume di Brian Hedden, il cui titolo, Reasons without persons, risulta provocatorio rispetto al titolo del volume di Parfit, Parfit a cui vi si fa spesso riferimento. Hedden si oppone strenuamente all’idea tradizionale stando a cui l’identità personale attraverso il tempo giochi un ruolo indispensabile nello stabilire che cos’è o deve essere la razionalità, ovvero egli intende sbarazzarsi dell’idea che una persona debba seguire norme razionali attraverso il tempo, per essere se stessa e che queste norme debbano valere in qualsiasi lasso temporale per quella medesima persona, senza che si dia interpersonalità, il che può significare condivisione con altre persone, persone che, entrano a fare parte della tua esistenza e la mutano. Il punto diventa allora quello della propria attuale prospettiva sul mondo, non distaccato dalle altre persone, cosicché l’idea nuova consiste nel osservare i differenti lassi di tempo che attraversa una persona con modalità non differenti dal considerare le differenti relazioni tra differenti persone. In tal modo, le norme razionali, di cui si accennava, si trasformano, per trovare la loro collocazione in tanti lassi temporali, più che in una sola persona che, attraverso il tempo, permane se stessa. Relazioni a parte con gli altri, la razionalità viene infine attribuita a credenze, azioni, preferenze sulla base della giustificazione epistemica di cui il soggetto dispone al momento, mentre credenze, azioni, preferenze del passato perdono il loro carico. Costituisce questa una possibile risposta alle tante domande sollevate da Kind? Ovvero, viene a contare meno la memoria, criterio tradizionalissimo, per fare sì che tu non perda la tua identità personale, col trascorrere del tempo? Il problema rimane controverso e se ne discuterà a lungo.
Amy Kind, Persons and personal identity , Polity Press, Cambridge, pagg. 180, £ 20,00;
Brian Hedden, Reasons without person , Oxford University Press, Oxford, pagg. 224, £ 40,00.