mercoledì 14 ottobre 2015

Il Sole 14.10.15
E ora Napolitano riapre il fronte Italicum
Il prossimo fronte. Il presidente emerito in Aula: «Dare attenzione alle preoccupazioni su legge elettorale ed equilibri istituzionali»
di Barbara Fiammeri


Roma. Quando nella sala Koch, dove si teneva la riunione dei senatori di Fi, Augusto Minzolini ha citato Giorgio Napolitano, la reazione di Silvio Berlusconi è stata immediata. Il Cavaliere si è scagliato contro il presidente Emerito, il responsabile di quello che per lui è stato il «golpe contro l’unico governo legittimato dal voto degli italiani». «Non dovete farlo parlare», ha gridato, ripercorrendo tutte le fasi del 2011, della fine della sua premirship.
Alla fine a tentare di non «far parlare» l’ex Capo dello Stato è stato il solo Domenico Scilipoti, che si muoveva per l’aula, di fronte ai banchi del governo, con un foglio messo a disposizione delle telecamere con su scritto 2011. Gli altri hanno preferito limitarsi a lasciare l’emiciclo in ordine sparso.
Ma i senatori azzurri l’intervento di Napolitano lo hanno ascoltato eccome, sia pure dai teleschermi fuori dall’aula. E non con poco interesse. Già perché è proprio nelle parole pronunciate dall’ex Capo dello Stato che risuona l’invito a riflettere sull’Italicum.
«Dobbiamo dare attenzione a tutte le preoccupazioni espresse in queste settimane sulla legge elettorale e gli equilibri istituzionali», sottolinea Napolitano. E a esprimere le preoccupazioni sono tanti: dalla minoranza Pd, che per questo si è battuta per la norma sul giudizio preventivo di costituzionalità della legge elettorale; ai centristi di Ncd, che ancora ieri con Gaetano Quagliariello hanno manifestato il crescente nervosismo per una prospettiva politica che, con un premio di maggioranza al partito, gli imporrebbe di doversi accodare o a Renzi o a Berlusconi; a Sel e anche ai neorenziani di Ala guidati da Denis Verdini. E naturalmente Fi. Anzi, soprattutto il partito di Silvio Berlusconi, che in più occasioni aveva detto di essere pronto a rivedere la posizione sulla riforma costituzionale in cambio di una modifica dell’Italicum, dell’attribuzione del premio di maggioranza alla coalizione e non più alla lista, come prevede attualmente la legge elettorale. Attorniato dai giornalisti al termine delle votazioni, il presidente Emerito spiega che in ogni caso a porre l’attenzione su quelle «preoccupazioni» dovrà essere «il Governo e di coloro che guidano la maggioranza».
L’Esecutivo per ora fa muro. I renziani continuano a ripetere che di modificare l’Italicum non se ne parla. Né temono il ricorso alla Consulta («nel momento in cui abbiamo acconsentito al giudizio preventivo sapevamo che la legge elettorale sarebbe arrivata davanti alla Corte»). Ma al di là delle prese di posizione di oggi, le probabilità che si possa intervenire sull’Italicum non sono così remote. E c’è chi a sostegno di questa tesi cita proprio Renzi. Il premier ha detto che è «assurdo e fuori tempo» parlare di rivedere l’Italicum a pochi mesi dalla sua approvazione e a due anni e mezzo dalle elezioni. Quasi a dire che una decisione, se ci sarà, arriverà solo in prossimità del voto. Nel frattempo gli equilibri politici si potrebbero essere ulteriormente modificati. Un passaggio decisivo saranno le prossime amministrative: l’esito indicherà a Renzi anche la strada da seguire sull’Italicum.