Il Fatto 14.10.15
Poste, ecco tutte le falle di un collocamento in Borsa fatto all’italiana
Il Paese ci rimette, ma i manager ci guadagnano
di Koale
NON È STATA sufficiente la drammatica esperienza di fine anni Novanta quando si svendette la Stet-Telecom avviando un percorso di improvvisazione, di ricchezze nascoste e di mezzi fallimenti industriali. Questa volta tocca alle Poste italiane, un’azienda che quest'anno farà oltre 30 miliardi di euro di ricavi con un Ebitda di 1,2 miliardi e un utile di circa 900 milioni, con una posizione finanziaria netta positiva di 4,6 miliardi di euro. Insomma una ricchezza finanziaria e industriale enorme che, oltre alla corrispondenza, gestisce con sicurezza e profitto quasi 500 miliardi di risparmi dando certezze allo Stato sia per il suo colossale debito sia perché alimenta la Cassa depositi e prestiti, che a sua volta rappresenta l'unico strumento pubblico per favorire politiche industriali e di internazionalizzazione. In una stagione nella quale la forza di un paese si misura sulla sua capacità di ricerca e di innovazione, sulla forza della propria finanza e del proprio sistema bancario e sulla formazione del capitale umano, l'Italia si sta privando di quasi tutti gli strumenti pubblici utili a questi fini. La quotazione delle Poste, con la vendita del 40% delle azioni, va nella stessa scellerata direzione lungo la quale abbiamo già perso qualunque presenza pubblica nel sistema bancario italiano, ormai quasi tutto nelle mani dei fondi internazionali o dei nostri cugini francesi. L'esatto contrario di ciò che fanno la Germania e la Francia. Una chicca: il comitato remunerazione delle Poste sta discutendo il premio da dare ai 12 dirigenti impegnati in prima linea per la quotazione che giungerà sino al 50 per cento del loro. Non apparteniamo alla schiera dei populisti ma se un amministratore delegato guadagna 100 mila euro al mese per fare al meglio il proprio mestiere deve avere anche un premio di 6-700 mila euro per averlo fatto? Stiano attenti i componenti del comitato remunerazione visto che si tratta di una azienda pubblica che ancora per qualche tempo resterà tale.