mercoledì 14 ottobre 2015

Il Sole 14.10.15
Il premier. «Massimo rispetto per i magistrati ma la vicenda non sta né in cielo né in terra»
Renzi: «Le cene da sindaco? Ho la coscienza pulita»
di Silvia Pieraccini


FIRENZE «Una vicenda che non sta né in cielo né in terra», «cose assurde», «ho la coscienza pulitissima». Il premier Matteo Renzi, intervistato a radio Rtl 102.5 il giorno in cui la procura della Corte dei Conti della Toscana apre un’inchiesta per chiarire se le spese per pranzi e cene da lui fatte quando era sindaco di Firenze abbiano avuto (in alcuni casi) finalità non istituzionali, si mostra arrabbiato e sorpreso delle vicende «che però si devono saper accettare facendo questo mestiere».
Incassare, e non polemizzare, è la linea scelta dal premier: «Il presidente del Consiglio è il capo del potere esecutivo – spiega Renzi – e quindi ho massimo rispetto per il potere giudiziario: da me non sentirete una parola contro i magistrati, dico solo che il tempo è galantuomo». E proprio il tempo è quello che si prenderanno i procuratori della Corte dei Conti: ci vorranno mesi per acquisire gli scontrini delle spese dell’epoca, e soprattutto per verificare se pranzi e cene messi sul conto del Comune di Firenze siano stati fatti per finalità “private”, e dunque con amici e parenti, anziché per fini istituzionali. Ad aiutare in questo senso potrebbe essere il ristoratore fiorentino Lino Amantini che, intervistato nei giorni scorsi dal «Fatto Quotidiano», ha raccontato come Renzi frequentasse spesso, all’epoca in cui era presidente della Provincia e poi sindaco di Firenze, i tavoli della sua trattoria vicino al Duomo, senza pagare il conto che veniva spedito direttamente agli uffici pubblici. Il ristoratore non ha confermato la versione del «Fatto Quotidiano», anche se i magistrati contabili si erano ormai messi in moto per verificare il danno erariale.
Sul fronte politico le posizioni sono d’attesa. Solo Nunzia De Girolamo di Forza Italia parla di «doppiopesismo imbarazzante del Pd»: «Gli scontrini di Marino – dice - sono come quelli di Renzi e trovo pertanto gravissimo che il presidente del Consiglio, il sindaco Nardella e i vari “compagni renziani” che da nuovi ayatollah davano lezioni di etica a tutti, adesso tacciano».
Se Renzi invoca il tempo galantuomo, il premier non dimentica – e si dispiace - il padre Tiziano (che ieri compiva 64 anni e al quale ha fatto gli auguri via radio), indagato per bancarotta per il fallimento della Chil Post: il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione ma il gip del Tribunale di Genova, città dove l’azienda si era trasferita dopo essere stata ceduta, ha chiesto un supplemento d’indagine. «Leggo di mio padre, che non ha mai avuto un problema con la giustizia – ha concluso il premier – sono vicende che uno deve sapere accettare facendo questo mestiere».