sabato 3 ottobre 2015

il manifesto 3.10.15
Roma, il successo dello sciopero Usb nei trasporti innervosisce Esposito
«Adesioni al 90%», «No, solo il 30%». Nuove polemiche in un giorno difficile per Roma. La denuncia del sindacato di base: «Dall’assessore intimidazioni»
di Ro. Ci.


ROMA Poteva essere il giorno dell’esplosione della Capitale. Fino al 30 settembre era stato indetto un doppio sciopero di 24 ore nei mezzi pubblici dell’Atac (convocato dall’Usb) e sulle linee periferiche «Roma Tpl» da parte di Faisa-Cisal, Filt Cgil, Fit Cisl, Sul e Uil Trasport. Dopo un incontro in prefettura a Roma questi ultimi hanno ascoltato le promesse del Prefetto Gabrielli, commissario del Giubileo, e del neo-assessore ai trasporti, il «Si-tav» Stefano Esposito su una vertenza dei dipendenti di una società del trasporto pubblico, la Roma TPL scarl: questioni di ritardi nel versamento dei contributi e di stipendi non versati da agosto. L’Unione Sindacale di Base ha invece mantenuto lo sciopero dei trasporti romani e l’impatto sulla città e sulla politica è stato massiccio dopo un’estate tesissima anche sul fronte del trasporto pubblico. Metro A e B chiuse, mentre la linea C ha continuato a funzionare solo perché ha il sistema di guida senza pilota.
Per Usb l’adesione dei lavoratori è stata «plebiscitaria», un termine riapparso da poco per indicare la diffusione di una protesta in tutte aziende del Consorzio Roma Tpl: il 90 per cento. Per il sindacato ha superato il 70 per cento nell’Atac. Poi è scattata la normale guerra di cifre: Per Gabrielli l’adesione ieri è stata del 30%. Non hanno lavorato 45 macchinisti della linea B della metropolitana e 24 della linea A e gli autobus hanno circolato regolarmente mentre la metropolitana. Alle 17 di ieri avrebbe aderito allo sciopero il 30% del personale. Precisazione di Usb: «Questi sono basati sul conteggio di tutto il settore non operativo: il dato reale fra autisti, macchinisti, addetti di stazione, verificatori, ausiliari del traffico è di oltre il 70%».Comunque sia andata, ieri lo sciopero Usb è stato un successo, il segnale al Campidoglio è stato inviato dopo che la crisi ha definitivamente travolto una delle più grandi aziende di trasporto pubblico d’Europa. Mercoledì scorso dall’Atac si sono dimessi, in un colpo, il direttore generale Francesco Micheli e l’ad Danilo Broggi.
Il motivo è l’assenza di strategie del Campidoglio, la prepotenza delle lobby. Il sindaco Ignazio Marino? Una brava persona, è stata la risposta di rito di Micheli considerato suo «uomo di fiducia». E allora, perché le dimissioni? Mancano i soldi per assumere i lavoratori, fare la manutenzione alle vetture vecchie e nuove che arriveranno. Zero probabilità di fare investimenti.
Su questo sfondo di crisi politica si sono innestate le rivendicazioni dei lavoratori che vivono sulla strada l’abbandono di una azienda senza più testa e di fatto congelata in una città commissariata non da Gabrielli, ma dal piano di rientro dal debito miliardario che Renzi ha fatto inghiottire a Marino in cambio della sua sopravvivenza al Campidoglio. «Noi stiamo scioperando perché i controsoffitti della Metro A cadono sulla testa degli utenti e dei lavoratori, così come ieri lo sportello di un bus si è staccato schiacciando una cittadina che ora rischia di perdere un braccio — ha detto Guido Lutrario (Usb) Basta con le fandonie e la campagna di odio contro i lavoratori i disagi che soffrono i cittadini tutti i giorni sono dovuti agli scarsi investimenti anche nella sicurezza» Il conflitto con il torinese a Roma, l’esuberante assessore Esposito, è duro. Dopo una serie di attacchi e «intimidazioni», così le definisce Usb, ieri Esposito è arrivato a chiedere al garante degli scioperi Roberto Alesse e a Gabrielli di trovare un modo per «impedire scioperi politici». Usb ha precisato di avere dato mandato ai suoi legali «per valutare la gravità della sua condotta in virtù del ruolo ricoperto da Esposito, un assessore allo sbando». Lo schema di Esposito sarebbe quello di mettere i lavoratori contro i cittadini in un clima già esplosivo. E anche sindacati contro sindacati. Usb ricorda le ragioni di fondo dello sciopero di ieri: le annunciate privatizzazioni, la destinazione del «tesoretto» da 700 milioni di euro dei biglietti falsi di Atac che hanno provocato «buchi che si trasformano in tagli dei servizi essenziali, rialzo del costo del biglietto e aumento delle tasse». Ieri l’assemblea capitolina ha approvato la prima tranche della ricapitalizzazione di Atac da 40 mln di euro per il finanziamento del contratto di servizio. Il ministro dei trasporti Graziano Delrio ha cercato di raffreddare gli animi: «Torniamo ad essere più normali, dove gli accordi si fanno, si firmano — ha detto — nella giusta considerazione dei costi delle aziende, ma anche dei disagi che si creano ai cittadini»
Quello di ieri è stato il sedicesimo sciopero del 2015 nel trasporto pubblico romano. Insieme alla raccolta dei rifiuti, la mobilità è il tema che catalizza la conflittualità sociale e le contro-risposte securitarie o ispirate all’«ideologia del decoro».