venerdì 9 ottobre 2015

Corriere 9.10.15
La bellezza non è un mito (il cervello sa riconoscerla)
di Daniela Monti


A quanti/e hanno pensato: «La bellezza è un mito, il vero splendore viene da dentro». Al 70% di donne che ad un sondaggio di Episteme su bellezza e felicità aveva risposto: «Mi sento più bella quando sto bene con me stessa». A chi aveva cominciato a credere al fiorire di un’idea «democratica» di bellezza, in cui ciascuno/a con i propri difetti potesse trovare cittadinanza. Doccia fredda per tutti. Nature dedica un approfondimento alla bellezza e il risveglio è brusco: non è «questione di gusti», la bellezza oggettiva esiste, fornisce informazioni giudicate affidabili su età, fertilità, salute e il nostro cervello è ben allenato a riconoscerla. «Gli esseri umani sono ossessionati dalla bellezza. E quando si trova un’ossessione come questa, ci deve essere qualcosa di più profondo che non una semplice norma culturale», dice Karl Grammer, antropologo a Vienna, fra i pionieri degli studi sull’attrazione e voce del dossier di Nature .
Non sono state le attrici prima e le modelle dopo a plasmare la nostra idea di avvenenza, illudendoci che l’enfasi con cui oggi si parla delle «imperfezioni» di questa o quella top fosse il primo segnale di una diga che collassa. Certo, possono avere avuto un’influenza, continua Grammer, «ma solo su una scala molto piccola». Il giudizio estetico è invece una miscela complessa di fattori genetici, culturali e oggettivi, che hanno bisogno di tempo — molto tempo — per evolversi. E qual è dunque la vera bellezza? È il volto della regina Nefertiti, come ci è stato tramandato dal busto, vecchio 3.300 anni, custodito al Neues Museum di Berlino: labbra carnose, zigomi alti, occhi allungati. Di quell’antico Egitto sprofondato in una storia abissalmente lontana è rimasta dunque un’idea di bellezza che ancora resiste.
I nuovi strumenti delle neuroscienze avrebbero individuato le caratteristiche che ci fanno definire un volto attraente. Simmetria e dimorfismo sessuale (femminilità e mascolinità) innanzitutto. Una faccia simmetrica indica uno sviluppo sano, privo di malattie genetiche o malattie infettive. Un volto molto femminile — le labbra, gli zigomi e gli occhi di Nefertiti — richiama l’idea di fertilità. E quando ci imbattiamo in un volto così, difficile resistergli: alcune aree cerebrali vengono stimolate, generando sensazioni piacevoli, «vedere un volto attraente ci fa sentire come se avessimo appena vinto dei soldi, vederne uno poco attraente come se li avessimo appena persi». Il cervello dunque risponde rapidamente e automaticamente alla bellezza, alla quale associa un’idea morale di bontà complessiva, con tutti i risvolti pratici (e inconsci) che questo comporta (persino sulle decisioni giudiziarie).
Quindi, partita chiusa? «Per un lungo tempo la bellezza è stato un segnale non falsificabile. Ma ora le cose sono cambiate». Le labbra, gli zigomi, gli occhi di Nefertiti sono diventati beni acquistabili. «Avremo bisogno di altre 10 o 20 generazioni di chirurgia plastica per vedere gli effetti evolutivi». Ingannare il cervello non è semplice, i segnali che capta sono molti: «Si può cambiare la simmetria del volto — chiude Grammer—. E poi inciampare sull’odore emanato dal corpo».