domenica 4 ottobre 2015

Corriere 4.10.15
25 anni, l’anniversario
Il rebus delle Germanie
Documenti finora segreti gettano nuova luce sulla riunificazione tedesca I timori Usa, le richieste russe, le lamentele italiane
di Ennio Caretto


Il 3 ottobre 1990 entra in vigore il Trattato di unificazione tra Germania Est e Germania Ovest. Il popolo tedesco esulta: dopo 45 anni, a 10 mesi dal crollo del Muro di Berlino, è di nuovo unito. Per l’Europa, non più divisa dalla Guerra Fredda, è la svolta più importante dalla Seconda guerra mondiale, una svolta che con il crollo dell’Urss (alla fine del 1991) determinerà il suo assetto odierno.
A 25 anni di distanza, i documenti de-secretati a Washington, Mosca e Berlino rivelano i contrasti che precedettero lo storico evento. La prospettiva di una Germania riunificata ridestava le paure di molti governi europei. La stessa America temeva che Berlino potesse sottrarle la leadership sul continente. Il 28 novembre 1989, quando il cancelliere Helmut Kohl portò al Bundestag il piano in dieci punti per la riunificazione tedesca, la comunità atlantica reagì perciò ambiguamente.
Il presidente Usa George Bush Sr., riferiscono i dossier, chiese chiarimenti a Kohl in una telefonata il giorno seguente, e avallò il piano solo dopo essersi accertato al vertice di Malta del 2 e 3 dicembre che il leader sovietico Michail Gorbaciov non si sarebbe opposto con le armi. La premier britannica Margaret Thatcher criticò il cancelliere: la riunificazione, disse, «non porterà a una Germania europea ma a un’Europa tedesca».
I carteggi Usa mettono in rilievo lo sforzo iniziale di Bush: frenare Kohl per non compromettere la distensione con l’Urss. A Malta, Bush sottolinea tre punti a Gorbaciov. «Washington vuole rapporti di amicizia con Mosca. Mosca non deve impedire la riunificazione tedesca. Se l’Urss interferirà, l’America sospenderà aiuti e negoziati». Gorbaciov risponde che «l’unificazione sarà possibile se procederà in parallelo all’integrazione delle due Europe senza alterare l’equilibrio tra Nato e Patto di Varsavia», l’alleanza militare che fa capo all’Urss.
Bush giudica la risposta positiva, e la sera del 3 dicembre dà via libera a Kohl, con tre condizioni che tradiscono un altro timore: il riavvicinamento della Germania a Mosca. La Repubblica federale non negozi da sola con il Cremlino; consulti prima gli alleati; e rimanga nella Nato. Ma il cancelliere tedesco non ascolta. Il 10 febbraio 1990, in visita a Mosca, strappa a Gorbaciov l’assenso all’Unione monetaria delle due Germanie. E dice no quando l’Italia chiede di partecipare ai negoziati con le Grandi.
Tutto ciò non è gradito al presidente Usa, che due settimane più tardi invita Kohl «a non innervosire gli altri Paesi della Nato con i quali dobbiamo concordare una strategia comune». Bush ha in mente l’Italia, su cui conta per il controllo dei Balcani: «L’avete offesa, e se la sono presa tutti gli altri europei». Il cancelliere è sardonico: «Dovrò fare opera magistrale di resurrezione sul premier italiano Andreotti e sul presidente francese Mitterrand. Ma non potrò resuscitare Margaret Thatcher. Lei pensa che Londra abbia pagato un prezzo enorme combattendoci in due guerre mondiali e teme di dover pagare ancora».
Due settimane dopo Bush accoglie Andreotti alla Casa Bianca. Il premier è risentito: «Se Kohl cedesse alla tentazione di negoziare bilateralmente con Gorbaciov sarebbe un disastro… Lo ha fatto senza preavvertirci per l’Unione monetaria, che avrà un effetto pesante su tutti noi... D’ora in poi dovrà consultarsi con la Comunità europea e con la Nato e mantenersi nel loro ambito». Andreotti denuncia le spinte isolazioniste del Congresso Usa: «Una Germania unita in una Europa occidentale senza l’America sarebbe un pericolo … La signora Thatcher insiste su questo e ha ragione».
I carteggi gettano luce anche su una questione alla base dell’odierna crisi ucraina. Nel febbraio 1990 Gorbaciov chiede prima al Segretario di Stato Usa James Baker e poi a Kohl garanzie che la Nato non verrà ampliata. In un pro memoria per il cancelliere tedesco, Baker scrive che «per Gorbaciov qualsiasi estensione dell’area Nato è inaccettabile». Kohl assicura a Gorby che «la Nato non si estenderà alla Repubblica democratica tedesca».
Ancora al loro secondo vertice, il 1° giugno a Washington, Gorbaciov insiste per «una Germania unificata con due ancore, quella dell’Ovest nella Nato quella dell’Est nel Patto di Varsavia». Ma Kohl si è rimangiato la promessa e Baker è stato scavalcato da Bush. «Michail — ribatte Bush Sr. — la tua soluzione è schizofrenica, la riunificazione della Germania e la sua appartenenza alla Nato sono dietro l’angolo, nessuno poteva immaginarlo. Possiamo solo lavorare assieme alla comune casa europea che tu vuoi». Il leader sovietico si piega in cambio di massicci aiuti finanziari tedeschi.
Nel ventennio successivo la Nato verrà estesa ai paesi Baltici, alle frontiere settentrionali con la Russia, e non escluderà di estendersi all’Ucraina. Nel 2014, il presidente russo Putin reagirà occupando la Crimea