domenica 4 ottobre 2015

Il Sole 4.10.15
Germania. Merkel: «Noi tedeschi non siamo in grado di risolvere da soli la crisi»
Rifugiati, i Länder allo stremo
di Roberta Miraglia


COLONIA Bus e treni speciali hanno lasciato senza sosta la stazione di Monaco durante gli arrivi in massa dall’Ungheria, smistando profughi in tutta la Germania. Duecentomila persone solo a settembre. Seguendo la “chiave di distribuzione”, un quinto dei convogli si è diretta a Nord-Ovest, nel Nordreno-Vestfalia. Destinazione: Colonia, Dortmund, Düsseldorf.
«Dall’inizio dell’anno ne sono arrivati oltre diecimila. Abbiamo dovuto ospitarli anche nelle palestre delle scuole». Dagmar Dahmen, responsabile dell’ufficio stranieri nel comune di Colonia, passa da una riunione all’altra. La task-force per i rifugiati, nata a dicembre 2013, non è mai stata tanto sotto pressione.
L’intero Paese è scosso dai numeri impressionanti degli arrivi e Angela Merkel ha lanciato l’ennesimo appello a una gestione comune della crisi anche durante le celebrazioni per il 25° anniversario dell’unificazione tedesca. «La crisi dei rifugiati mette a prova il coraggio dell’Europa. Bisogna agire subito e mettere in sicurezza le frontiere esterne dell’Unione» ha dichiarato. «Noi tedeschi da soli non saremo in grado di risolvere questa crisi» ha aggiunto. «Lo potremo fare con l’Europa, attraverso un’equa divisione del peso, e con il resto del mondo».
In Germania l’emergenza contuinua. Le amministrazioni locali tedesche, allo stremo, hanno chiesto aiuto a Berlino: il Governo ha varato un pacchetto di misure che prevede tra l’altro sei miliardi di euro aggiuntivi, tra quest’anno e il prossimo. E già si avvertono i contraccolpi della politica dell’accoglienza: il supporto per il partito di Merkel è ai minimi, al 38,5%, mentre in un mese è aumentata dal 39 al 51% la quota di quanti si sentono preoccupati.
Se l’emergenza numero uno è dare un tetto e cibo ai rifugiati, subito dopo vengono scuola e formazione professionale. Un compito che sta mettendo a dura prova la Germania, Paese in piena occupazione dove 40mila posti di lavoro sono destinati a rimanere scoperti l’anno prossimo. In prima linea c’è il Nordreno Vestfalia, governato dalla socialdemocratica Hannelore Kraft. Quest’anno nelle sue scuole primarie entreranno diecimila studenti in più. In pochi mesi il flusso ininterrotto ha riversato nello Stato, il primo per popolazione, il 21% dei migranti.
«Nel Land sono giunti 176mila richiedenti asilo» dice, nel suo ufficio di Colonia, la signora Dahmen. Si stima che un terzo dei rifugiati abbia meno di 18 anni e l’80% sia under 35. Hanno davanti almeno trent’anni di vita lavorativa. E se quasi il 60% possiede un titolo di studio, per l’integrazione è indispensabile anche una buona conoscenza della lingua. «È difficile raggiungere tutti - spiega Dahmen – perché soltanto chi ha un visto può iscriversi alle lezioni e i tempi per ottenerlo sono lunghi». Così le richieste di impiego da parte dei datori di lavoro si infrangono sulla barriera linguistica.
Per questo a Colonia la Fondazione Robert Bosch ha finanziato un progetto che mira a inserire nel mondo del lavoro i giovani, dai 15 ai 27 anni, che hanno un permesso per ragioni umanitarie. Ai ragazzi vengono offerti corsi, paralleli alla scuola, di dodici ore settimanali. Michael Ahmadi, 17 anni, è uno dei 60 profughi inseriti nelle classi. È approdato in Germania nel 2013 dopo un lungo viaggio dall’Iran che lo ha portato in Grecia e poi in Italia. La sua famiglia è rimasta in Iran, padre e fratello sono in carcere. «La Germania è il mio secondo Paese, Colonia la mia città, ma all’inizio è stato difficile» racconta. Ha già svolto un tirocinio come elettricista e tra poco deciderà quale corso di formazione frequentare.
La scuola non riesce da sola a portare i giovani rifugiati a un buon livello nella lingua. «Molti studenti parlano perfettamente ma non sanno scrivere anche dopo tre anni dall’arrivo» spiega Stefanie Asbeck, responsabile dell’associazione Deutscher Familienverband Nrw che segue gli interventi. «I nostri progetti di inserimento hanno l’obiettivo di mettere gli studenti in grado di capire poiché di norma il livello di apprendimento è basso». Ma i numeri stanno travolgendo la possibilità di intervento capillare. La Germania ha bisogno di un piano che moltiplichi e coordini le iniziative, anche private, per integrare nel mercato del lavoro e nella società l’enorme potenziale che sta affluendo nel Paese.