sabato 3 ottobre 2015

Corriere 3.10.15
La tela di Lotti con Bersani. E quelle occhiate a Denis
Il sottosegretario e l’incarico di trovare i consensi in Aula Ma più che i fuoriusciti da FI è la sinistra il suo obiettivo
di Maria Teresa Meli


ROMA Se avesse avuto una ventina di anni di più, il capello meno refrattario al pettine e un impeccabile doppio petto, i giornali lo avrebbero battezzato il Gianni Letta di Matteo Renzi e lo definirebbero sempre in questo modo. Non è avvenuto. Luca Lotti infatti è giovane, molto giovane, e giacca e cravatta sono adeguate alla sua età. Eppure è proprio lui il vero Gianni Letta del premier. Anzi è anche qualcosa di più.
Chi non lo conosce bene e lo vede in questi giorni sempre presente al Senato, dove si sta discutendo la riforma costituzionale, è indotto a pensare che il sottosegretario sia lì per strappare qualche voto in più al ddl Boschi. Sbagliato. Lotti è un pianificatore. L’amico Matteo gli ha chiesto di trovargli i consensi necessari e lui ha già provveduto. Si è installato in pianta semistabile a Palazzo Madama solo per verificare che tutti i pezzi del puzzle che ha costruito si incastrino per benino.
I suoi conversari (riservati fino a un certo punto) con Denis Verdini sono sempre sulla bocca di tutti. I senatori del Partito democratico, ma anche quelli delle opposizioni hanno notato gli sguardi di intesa che si scambiano il braccio destro e sinistro del premier e l’ex luogotenente di Silvio Berlusconi.
E a Palazzo Madama non si fa che parlare di questo «feeling» tra i due. Peccato che il vero compito di Lotti non fosse quello di convincere un Verdini più che convinto a votare la riforma costituzionale. Il leader dell’Ala non aveva bisogno di nessuna spintarella in questa direzione. E più di un senatore lo ha sentito dire, scherzando, ovviamente: «A brigante, brigante e mezzo». Era un modo per spiegare che lui non si sente in colpa per aver lasciato l’ex Cavaliere in nome del ddl Boschi.
Dunque non era Verdini l’obiettivo di Lotti. Il suo compito era quello di portare a casa il disegno di legge con i voti della maggior parte del gruppo parlamentare del Pd. Di dimostrare, insomma, che i voti di Verdini non erano indispensabili. Per farla breve, mentre tutti, o quasi, pensano che il sottosegretario abbia passato il suo tempo a parlare con i transfughi di FI, quello, invece, dialogava con la minoranza interna, Bersani in testa.
Ed è riuscito nell’impresa, trattando a sfavore di telecamere, come è solito fare perché non è un tipo che ama apparire più del necessario. Già, di interviste ne concede poche ed è allergico alle tv. Ha la scusa pronta con i tg per non offendere i giornalisti che gli si avvicinano: il capello perennemente fuori posto è poco telegenico. Comunque, le tv lo hanno ripreso eccome in questi giorni, mentre rideva con la ministra Maria Elena Boschi, mentre con un guizzo dell’occhio si scambiava un segnale con Verdini...
Presente, ma mai invadente. Anzi, è lui a essere inseguito per i meandri di Palazzo Madama (è successo anche ieri), ma pure per quelli di Montecitorio, quando c’è bisogno di lui alla Camera dei deputati.
I parlamentari del Pd lo pressano per chiedergli questo o quello, o anche solo per avere lumi sulle intenzioni del presidente del Consiglio. Sì, perché Lotti è l’unico a vivere in simbiosi con Renzi e chi non riesce ad avere udienza dal premier va da lui, perché sa che parlare con il sottosegretario è come parlare con il leader pd.
Il presidente del Consiglio si fida molto di Lotti. Gli ha affidato la «pratica» della riforma costituzionale lasciando che fosse lui a pianificare l’operazione. E l’operazione sta andando a buon fine, perché il premier è riuscito a dimostrare quello che voleva: cioè che la sua maggioranza al Senato veleggia tra i 160 (quando manca qualcuno all’appello) e i 170 e, perciò, i verdiniani non fanno la differenza.
Insomma, ci aveva visto bene, dal suo punto di vista, Renzi, quando, allora presidente della provincia di Firenze, incontrò Lotti e poco tempo dopo scrisse questo sms a chi glielo aveva fatto conoscere: «Quel Luca che mi hai presentato, ha mica voglia di fare esperienza in provincia? Se ha le p... come mi hai detto, in poco tempo te lo formo a dovere».