martedì 27 ottobre 2015

Corriere 27.10.15
Lo Stato moderno Il monopolio della forza
risponde Sergio Romano


A proposito del pensionato che ha ucciso il ladro 22enne e dell’accusa che ora gli viene mossa per omicidio volontario, viene spontanea una domanda. Se un ladro entra in casa nostra e magari ci punta una pistola (poi risultata giocattolo ma come fai a saperlo in quel momento?), che cosa si fa? Si reagisce se si ha un’arma, oppure si sta a pensare che sì, forse, magari, poi ho delle conseguenze? E che cosa fa il ladro nel frattempo? Aspetta la nostra decisione? Io so cosa farei.
Luigi Maderna

Caro Maderna,
Abbiamo ricevuto altre lettere sull’argomento, quasi tutte ispirate da sdegno per la severità della imputazione. Non è il primo caso. Ogni qualvolta un negoziante ha reagito con le armi a un tentativo di rapina ed è stato soggetto a una indagine giudiziaria, molti lettori hanno disapprovato le iniziative della polizia e della magistratura. Esiste un pregiudizio delle pubbliche istituzioni verso chi cerca di «farsi giustizia da sé»? Esiste e merita forse qualche considerazione.
La nascita dello Stato moderno è la storia del processo con cui un potere centrale estende progressivamente la sua autorità e le sue competenze sino a conquistare il monopolio della forza. Non è un percorso facile. Anche dopo la Rivoluzione francese, da cui nacque lo Stato «uno e indivisibile», furono necessari parecchi anni per ridurre drasticamente il numero delle vendette private e trattare il duello alla stregua di un reato. In alcuni Paesi, come l’Italia, il sistema adottato fu quello di limitare la concessione del porto d’armi e di fissare con leggi molto severe la lunghezza dell’arma più popolare, il coltello, a cui si ricorreva frequentemente, sino agli inizi del Novecento, per regolare una differenza d’opinioni. Là dove la caccia era una occupazione tradizionale, furono fatte eccezioni, ma l’obiettivo di polizia e giustizia, non soltanto in Italia, fu sempre quello di evitare che il monopolio della forza venisse sottratto allo Stato. Per chi riflette a quanto fosse iniqua una società dove alcuni gruppi e ceti sociali erano più forti di altri, questo è un progresso irrinunciabile.
Esiste apparentemente l’eccezione degli Stati Uniti. Gli americani hanno inserito nella loro costituzione il diritto alle armi e sembrano considerarlo una irrinunciabile prerogativa della loro cittadinanza. Ho scritto «apparentemente» perché il presidente Obama sembra deciso a esercitare una maggiore sorveglianza e le reazioni della pubblica opinione sono manipolate dalla potente lobby dei fabbricanti di armi, capace di esercitare una forte influenza sul Congresso. Vi è quindi, nel caso degli Stati Uniti, un singolare paradosso: il Paese più forte del mondo è meno forte a casa sua di quanto siano gli Stati europei.