Corriere 27.10.15
Portogallo, la «nuova» sinistra resta al palo. Alleanza I socialisti cambiano idea e si alleano con Pc e Bloco de Esquerda (fratelli di Syriza)
Incarico ai conservatori. Senza maggioranza, «ma l’alternativa è incoerente»
di Sara Gandolfi
Doveva accadere nel Paese di Fernando Pessoa, il poeta che nel Secondo libro dell’inquietudine scrive «il più alto fra noi è solo uno che conosce da più vicino il vuoto e l’incertezza del tutto». Perché bisogna riconoscere, oltre ogni possibile polemica, che il conservatore Pedro Passos Coelho, il premier uscente del Portogallo cui il presidente Anibal Cavaco Silva, anch’egli conservatore, ha affidato il mandato di ri-formare il governo è davvero «il più alto di tutti»: la coalizione con cui s’è presentato al voto il 4 ottobre ha conquistato più elettori, il 39%, rispetto al rivale socialista. E poco importa se poi il leader del Ps, Antonio Costa, ha ingaggiato un negoziato a quanto pare proficuo con quelli più a sinistra di lui, con cui diceva di non volersi proprio alleare. Il neonato blocco di Ps, comunisti e Bloco de Esquerda (i fratelli lusitani di Syriza) farà pure maggioranza ma per ora resta al palo. Lo scettro dell’incertezza spetta a Passos Coelho che la prossima settimana affronterà, quasi inevitabilmente, il voto di sfiducia, visto che non ha i numeri in Parlamento per governare.
Sfida impossibile che il presidente Cavaco Silva, politico anziano e di lungo corso, ha voluto comunque tentare, parlando in Tv di «interessi superiori del Portogallo» per spiegare la sua scelta. Ha provato a convincere Costa ad un governo di unità nazionale. Sconfitto, ha bocciato l’«alternativa incoerente» che rischia di avere «conseguenze finanziarie, economiche e sociali ben più gravi» di un governo di destra, pur senza futuro. Così ha messo a nudo le debolezze dell’Europa anti-deficit e del suo elettorato. Stanco della durissima austerità imposta da Bruxelles ma forse non ancora del tutto capace di presentare un’alternativa credibile. Almeno per l’establishment attuale.
Tocca allora a Passos, il «più alto», stare sul baratro dell’incertezza e del vuoto che ne seguirà. Ieri la sinistra ha eletto, compatta, il nuovo presidente del Parlamento Eduardo Ferro (120 voti contro i 108 del candidato di destra). Se Passos fallisce questa nuova alleanza potrebbe tentare un governo — benché le posizioni economiche delle sue tre anime appaiano poco conciliabili — oppure i portoghesi torneranno alle urne. Solo in tarda primavera, però, dopo la tregua imposta dalle presidenziali in gennaio, lasciando in sospeso anche il bilancio dello Stato, che Bruxelles sta ancora aspettando.
L’Europa tiene il fiato sospeso guardando quel piccolo laboratorio che è il Portogallo. E la Spagna trema: alle elezioni di dicembre, il premier conservatore Rajoy rischia di perdere la maggioranza. Ma la nuova sinistra riuscirà mai a governare?