Corriere 23.10.15
La talpa «italiana» infiltrata nell’Ira e l’accusa di 24 omicidi
di Fabio Cavalera
LONDRA Dai suoi amici della «Nutting Squad», l’unità di sicurezza interna dell’Ira, era chiamato «Scap» per via del cognome italianissimo che era Scappaticci. E di fatti Freddie Scappaticci è figlio di italiani, emigrati a Belfast e divenuti convinti repubblicani.
Ma Scap, sostiene la Bbc e sostiene anche l’ex agente dei servizi segreti Martin Ingram (identità di copertura) aveva anche un altro soprannome «Stakeknife» che è la storpiatura di «steak» e «knife», in altre parole coltello da carne. Questo datogli dall’intelligence britannica. Scap era uno dei capi della «Nutting Squad», lo squadrone della morte dell’Ira che si occupava dei traditori o soltanto di coloro che erano sospettati di esserlo. Ed era pure l’informatore di Londra, la spia di più alto livello infiltrata nell’organizzazione militare indipendentista.
La storia del doppiogiochista dell’Ira rimpalla da molti anni. E il ruolo di Scap è un mistero che non si è mai risolto. Nel 2003, per la prima volta fu rivelato che «Stakeknife» altri non era che il muratore Freddie Scappaticci. Ma lui negò sdegnato. Però sparì. Chi dice che riparò alle Canarie, chi in Italia, chi in Inghilterra dopo un intervento di plastica facciale. Oggi, che ha 68 anni ed è nascosto chissà dove, il nome di Scap torna in pista perché l’autorità indipendente nordirlandese che indaga sui reati compiuti dalla polizia durante i «Troubles» lo mette al centro della trama che unisce 24 omicidi, ossia l’eliminazione a catena decisa dalla «Nutting Squad» di militanti e simpatizzanti repubblicani accusati o di avere sostenuto la pacificazione o di essersi negati al terrorismo.
«Era la nostra gallina dalle uova d’oro, Siamo stati molto astuti con Fred», esternò già nel 2012 il generale John Wilsey che fu capo delle forze armate britanniche in Irlanda del Nord. Ma prima delle ammissioni dell’alto ufficiale, qualche sospetto su Fred o Scap lo aveva persino esternato Anthony McIntyre, dirigente dell’Ira per diciotto anni prigioniero nelle terribili celle del carcere Maze, alle porte di Belfast. Però né l’MI5, gli 007 di sua maestà, né la polizia nordirlandese hanno mai voluto aprire gli archivi per svelare chi davvero fosse «Stakeknife».
La ragione è semplice: ammettere di avere avuto un infiltrato di così alto livello nella «Nutting Squad» dell’Ira significherebbe automaticamente condividere la complicità in delitti che altrimenti si sarebbero potuti impedire. Sapevano e hanno lasciato che i dissidenti o presunti tali della causa repubblicana venissero tolti di mezzo con barbari processi interni. E’ uno dei capitoli più oscuri dei «Troubles» nordirlandesi. Sul quale, su spinta delle famiglie delle vittime, si potrebbe presto conoscere la verità. Scap, uno dei capi degli squadroni della morte, si è nascosto. Forse, azzardano i quotidiani britannici, vive grazie alle 80mila sterline all’anno che per parecchio tempo i servizi segreti britannici gli hanno versato sul conto a Gibilterra.