Corriere 19.10.15
Ambulanze finte e pillole inutili Le truffe milionarie della sanità
Le truffe nella sanità sono costate allo Stato più di un miliardo, tra false esenzioni e prescrizioni inutili
di Fiorenza Sarzanini
ROMA Furgoncini utilizzati come ambulanze, centinaia di migliaia di farmaci per l’ipertensione prescritti anche a chi non ne ha bisogno, dipendenti di ospedali e cliniche convenzionate che timbrano il cartellino della presenza e tornano a casa. E poi strutture costate decine di milioni di euro e mai aperte come il «Centro cuore» della Calabria, appalti truccati, Isee falsificati per ottenere l’esenzione dai ticket. Se si esamina il dettaglio delle truffe e degli abusi nel settore della sanità pubblica si comprende che molto si può fare per riuscire a risparmiare. La quantificazione del danno è stata effettuata dalla Guardia di Finanza: un miliardo e 67 milioni di euro tra il 1 gennaio 2014 e il 30 settembre 2015. A tanto ammonta il «buco» nelle casse dello Stato provocato dagli illeciti compiuti da medici, infermieri, tecnici di laboratori, ma anche da quei cittadini che lucrano sulle prestazioni per ottenere vantaggio. Non a caso le indicazioni fornite ai comandi delle Fiamme Gialle di tutta Italia invitano ad aumentare i controlli «perché l’attività a contrasto degli illeciti in materia di spesa pubblica contribuisce all’aumento del livello di compliance della platea di soggetti a cui spettano le misure di agevolazione assistenziale e previdenziale».
Medicine e ambulanze
Secondo le norme «la prescrizione di alcuni farmaci “anti-ipertensivi” di costo elevato e rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale deve essere preceduta da una cura con farmaci contenenti il medesimo principio attivo ma non in “associazione fissa”, il cui costo è inferiore ai primi di circa un terzo». Le verifiche compiute in Puglia dai finanzieri sulle ricette emesse tra il 2012 e il 2014 hanno portato alla denuncia di «482 medici di Brindisi, Bari, Lecce e Taranto, che hanno indebitamente prescritto farmaci — ben 15.541 confezioni — arrecando un aggravio al bilancio delle Asl di 194 mila euro».
È costata invece oltre un milione e mezzo di euro la truffa contro la Asl di Brescia per la convenzione con alcune società che dovevano occuparsi del trasporto dei pazienti dializzati grazie alla presentazione di richieste di rimborso per oltre due milioni di chilometri mai percorsi e di tariffe ben più alte di quelle massime fissate dalla Regione Lombardia, ma anche facendo risultare un numero di trattamenti molto più alto di quelli effettuati e falsando il numero delle persone trasportate».
A Bergamo il meccanismo scoperto era analogo, con un’aggiunta: «anziché furgoncini, le società attestavano di utilizzare l’ambulanza e così aumentavano ulteriormente l’entità dei rimborsi».
Badge e ticket
La Finanza di Sulmona ha denunciato i dipendenti della Asl che dopo aver timbrato il cartellino «tornavano a casa oppure andavano a fare compere o la spesa». Alcuni loro colleghi non perdevano neanche il tempo di andare a strisciare il badge : «Non andavano in ufficio e poi presentavano comunicazione sostitutiva dichiarando di aver perso il cartellino». Per episodi analoghi dieci dipendenti della Asl di Benevento in servizio in ospedale sono stati sospesi dal servizio per ordine del giudice: avevano infatti creato un sistema di turni in modo che gli «assenti» venivano coperti dagli altri.
Tra le numerose truffe scoperte dagli specialisti delle Fiamme Gialle ci sono quelle compiute grazie alla falsificazione dell’Isee, l’indicatore della situazione economica di ogni cittadino. Nel maggio scorso a Siracusa sono state segnalate alla magistratura «162 persone che hanno presentato dichiarazioni false e in questo modo hanno ottenuto l’esenzione dal pagamento del ticket».
Non sono gli unici, visto che in tutta Italia sono migliaia gli illeciti scoperti. Emblematico il caso di una signora di Genova, moglie di un ricco imprenditore, che era riuscita a risultare totalmente indigente e così non pagava nemmeno un centesimo per cure e medicine.
Indennità e ricoveri
A Piacenza è stata scoperta una clinica convenzionata che faceva risultare ricoverati pazienti in realtà curati in ambulatorio. Danno accertato: 1 milione e 200 mila euro. In Piemonte erano state allestite cliniche in un ex albergo di mon-tagna e nell’abitazione del rappresentante di una delle società che aveva ottenuto la convenzione per il trattamento sociosanitario. Esborso previsto: 3 mila euro a paziente. A Cosenza centinaia di cittadini «beneficiari della “indennità di accompagnamento” negli anni tra il 2010 e il 2014, erano stati ricoverati presso strutture ospedaliere pubbliche o private per periodi superiori a 30 giorni, con retta a totale carico del Servizio sanitario nazionale, senza effettuare le prescritte comunicazioni all’Inps ed evitando che l’erogazione del beneficio venisse sospesa».