lunedì 19 ottobre 2015

Corriere 19.10.15
Manovra, la sinistra pd alza il tiro «È fuori dalla Costituzione»
Roberto Speranza, della minoranza dem, ieri ha partecipato al teatro Elfo Puccini alla prima assemblea di ReteDem, la componente costituita dagli ex civatiani rimasti nel Pd
di Monica Guerzoni


ROMA Togliere la tassa sulla prima casa a tutti, super-ricchi compresi, è un attacco alla Costituzione. Pier Luigi Bersani torna a criticare la legge di Stabilità e affonda un colpo durissimo, che innesca un botta e risposta con Maria Elena Boschi: «Non è la prima volta che Bersani fa polemica. Abbiamo deciso di togliere le tasse a tutti sulla casa, perché molti italiani hanno fatto sacrifici per comprarsela».
Bersani non ci sta. L’ex segretario rimprovera a Matteo Renzi di «sfidare l’intelligenza degli italiani» e chiede quale intenzione abbia riguardo all’articolo 53 della Costituzione, dove è scritto che il nostro sistema tributario è improntato a criteri di progressività: «Le norme sulla casa introducono per via di fatto un 53 bis: chi ha di più, paga di meno». La stessa accusa di Roberto Speranza, il quale da giorni gira l’Italia e scandisce lo stesso leitmotiv: «Non possiamo fare i Robin Hood al contrario». E ogni volta, assicura l’ex capogruppo, scatta l’applauso dei militanti.
Bersani la mette così: «Dire che, a parità di welfare, abbassare le tasse è buono e giusto, è come dire viva la mamma. Ma abbassarle a chi, e come, e per che cosa?». Questo è il dilemma per la minoranza, che sprona il leader ad aprire una discussione, nel partito e fuori. E mentre Renzi chiede a Matteo Orfini di convocare una direzione sulla politica estera, Speranza invoca una consultazione tra gli iscritti sulla manovra: «Chiederei al nostro popolo, attraverso assemblee e altri momenti di confronto, cosa ne pensano del fatto che nella manovra ci sia un regalino al pezzo più ricco della popolazione». Gianni Cuperlo rimprovera al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan di aver cambiato idea sul tetto dei contanti: «Un anno fa dicesti che la soglia andava abbassata, per fare emergere le economie sommerse. Cosa ti ha fatto cambiare radicalmente opinione?». Bersani insiste nel dire che il tetto di 3.000 euro «favorisce consumi in nero, riciclaggio, evasione e corruzione». E i renziani insorgono.
Il responsabile economico Filippo Taddei dice a Repubblica che, discutendo del limite del contante, «non si aiuta il Paese». Ernesto Carbone sferza: «Con Bersani siamo alle barzellette». Ma la minoranza martella sulla casa e studia gli emendamenti. Federico Fornaro ricorda come l’abolizione totale di Tasi e Imu non è mai stata nel programma del Pd, né in quello di Renzi alle primarie 2013: «È sempre stata, invece uno dei cavalli di battaglia della propaganda berlusconiana».
Questa volta anche ReteDem concorda con l’ala dura. Gli ex civatiani, a Milano per la prima assemblea nazionale, dicono no al «partito della nazione» e bocciano sia il contante che l’abolizione dell’Imu per i patrimoni più alti. Forza Italia intanto attacca. «La legge di Stabilità è un atto di pura propaganda, privo di coperture» azzarda Maurizio Gasparri. E lancia l’allarme su «una stangata da almeno 50 miliardi di tasse».