Corriere 16.10.15
Il premier e gli ostacoli alle Comunali
In Senato si conta su altri arrivi da FI
Timori nel partito per i sondaggi su Roma e Napoli. A Milano si spera in Sala
di Maria Teresa Meli
ROMA Non sono le sorti della legge di Stabilità a impensierire Renzi: «È un lavoro strepitoso, voglio vedere con quale faccia le voteranno contro», dice il premier ai collaboratori, riferendosi non solo alla minoranza interna ma anche al centrodestra messo in difficoltà da questo tipo di manovra. E non sono nemmeno i movimenti della maggioranza, con Gaetano Quagliariello che punta a dire addio dal Nuovo centrodestra.
«I numeri ci sono lo stesso», rassicura il premier. Il quale, peraltro, se avesse temuto l’addio dell’ex coordinatore ncd, non si sarebbe rifiutato, di fronte alle insistenze di Angelino Alfano, di affidargli il ministero delle Regioni, ma anzi glielo avrebbe offerto per trattenerlo. Ma non ne ha bisogno: ci sono 4 senatori di FI in arrivo. E, comunque, onde evitare ulteriori fibrillazioni, è stata rinviata a dicembre la votazione per la riconferma o meno dei presidenti delle commissioni del Senato. Sempre per lo stesso fine, il premier maneggia con prudenza la questione della revisione dell’Italicum. Ncd e Scelta civica gli hanno chiesto di reinserire il premio di coalizione. E lui agli alleati non ha detto un «no» ultimativo come quello che ha pronunciato pubblicamente.
Dunque, che cosa fa impensierire veramente il premier? L’appuntamento con le urne. Benché Renzi sottolinei con i suoi interlocutori di questi giorni, che «sono elezioni che non hanno niente a che vedere con il governo», è chiaro che Renzi non intende affrontare un’offensiva mediatica e politica contro l’esecutivo, in caso di sconfitta del Pd. Per questa ragione, al Nazareno hanno cominciato a commissionare sondaggi a tutto spiano. Sullo stato di salute del partito, che in alcune città, come Roma, è tutt’altro che eccellente (17-19 per cento), ma anche sui grillini, che invece sono dati in crescita e che nella Capitale doppiano il Pd. Il premier, comunque, punta molto su Gabrielli e il suo «dream team»: «Dimostreremo che a Roma è possibile fare qualcosa di positivo». Migliore la situazione a Milano, ma, stando ai dati raccolti finora, la vittoria sarebbe assicurata solo se si candidasse il commissario per l’Expo Giuseppe Sala, che tutti i sondaggi danno per favorito. A Napoli, come a Roma, le cose sono più complicate, tant’è vero che l’altro giorno Lorenzo Guerini ha dovuto fare una frenata sulle primarie e, in un’intervista al Mattino , ha spiegato che prima di procedere a questo tipo di consultazioni è necessario costruire un progetto attorno a una candidatura forte.
Già, anche le primarie possono rivelarsi un problema, in questo momento, per il Pd. Il segretario ha ribadito pubblicamente che si faranno, ma, ospite in tv di Fabio Fazio, ha anche detto di sperare che i cittadini votino bene. Segno che qualche inquietudine ce l’ha. Perché, come ha spiegato ai suoi: «Figuriamoci se proprio io posso essere contrario a questo strumento fondamentale, ma bisogna stare attenti perché le primarie possono diventare una resa dei conti interna».
Insomma, ci sono problemi di non facilissima soluzione rispetto alle Amministrative. Sarà per questo che le elezioni verranno indette il più tardi possibile, nella prima o nella seconda domenica di giugno? Certo, Renzi ha pur sempre dalla sua il referendum consultivo per prendersi una eventuale successiva rivincita («Su quello spianiamo tutti») e tra i suoi c’è ancora chi spera nell’abbinata elezioni-referendum, ma le Amministrative, soprattutto a Roma, sono comunque a rischio.