mercoledì 14 ottobre 2015

Corriere 14.10.15
Il retroscena Le mosse del premier, la spinta della destra
«Bibi» tenta di contenere le frange più estreme del governo. Ma il 73% vuole misure più dure
di Davide Frattini


GERUSALEMME Alla fine del secondo mandato tre anni fa, Benjamin Netanyahu aveva promesso agli elettori che non sarebbe mai stato trascinato in una guerra «non necessaria». Da allora gli israeliani hanno dovuto combattere per sessanta giorni contro Hamas nella Striscia di Gaza e in questi mesi affrontare gli attentati e gli scontri con i palestinesi.
Il premier vuole ristabilire l’immagine di Mr Sicurezza, lo slogan per cui è stato votato, e deve contrastare anche le critiche di quei ministri nel governo che vogliono presentarlo come esitante. Perché Netanyahu e Moshe Yaalon, il ministro della Difesa, sostengono la linea del contenimento. Come nel conflitto dell’estate scorsa, Yaalon — che ha comandato l’esercito israeliano durante la seconda intifada — si ritrova a richiamare alla moderazione gli altri membri del consiglio di sicurezza.
Davanti ai deputati della Knesset — che lunedì ha ricominciato i lavori dopo la pausa estiva — Netanyahu ha promesso «supereremo anche questa ondata di terrorismo» e ha dovuto ascoltare le ironie di Isaac Herzog, il leader laburista all’opposizione, che lo ha chiamato «premier supplente» attribuendo il ruolo di guida dietro le quinte a Naftali Bennett. Che con il suo passato da ufficiale nelle forze speciali propone le soluzioni militari più robuste. Dopo una visita alla Città Vecchia di Gerusalemme ha sostenuto la necessità della «tolleranza zero» al di là degli attentati, «perché in queste vie vengono permessi comportamenti che a Tel Aviv non sarebbero accettati: i palestinesi sputano e insultato i poliziotti senza essere puniti».
Da giorni perora la chiusura totale della Cisgiordania e dei quartieri arabi nella parte Est della città, un’opzione che per ora gli altri ministri hanno respinto. Ancora una volta è toccato a Yaalon (con il sostegno di Gadi Eisenkot, il capo di Stato Maggiore) respingere le pressioni: la misura è considerata poco efficace, non fermerebbe gli assalti con i coltelli e verrebbe vista come una punizione collettiva che spingerebbe altri arabi a partecipare alle violenze.
La numero due di Bennett nel partito che rappresenta i coloni ha presentato da ministro della Giustizia una nuova legge (ha superato il primo voto in parlamento) per introdurre pene più severe contro i palestinesi che scagliano pietre. L’obiettivo — spiega Ayelet Shaked — è anche rendere responsabili i genitori nel caso di minori: le famiglie dei condannati perderebbero il diritto all’assistenza sanitaria e altri benefici come il sussidio di disoccupazione. «Da quando il popolo ebraico è tornato in questa terra — commenta — hanno cercato di respingerci con la forza. Questa situazione non è cominciata oggi e neppure nel 1967 come a qualcuno piace pensare». E’ allora con la guerra dei Sei giorni che Israele ha tolto al controllo dei giordani la Cisgiordania e la parte araba di Gerusalemme.
Per ora gli israeliani non sembrano soddisfatti di come Netanyahu sta affrontando l’ondata di attacchi. Il 73 per cento — secondo un sondaggio del Canale 2 — disapprova la strategia ed è convinto che Avigdor Lieberman — l’ex ministro degli Esteri, passato all’opposizione da dove continua a esprimere le sue posizioni oltranziste –—sarebbe più efficace.
La tenda di protesta tirata su davanti alla residenza ufficiale impensierisce il premier quando tra i visitatori ci sono due ministri del governo (più un terzo che passa senza salire sul palco d’onore) e i deputati del suo Likud. Tzipi Hotovely è tra le presenze più assidue e come i leader dell’accampamento chiede che Netanyahu dia il via libera alla costruzione di nuove colonie in Cisgiordania come risposta agli attentati. Viceministra degli Esteri, ha partecipato all’assemblea generale delle Nazioni Unite dove ha litigato con il ministro giordano. Ripete che l’Autorità palestinese ha «perso il diritto di esistere, il sangue dei cittadini israeliani sta sulle mani del presidente Abu Mazen e di quelli che incitano i ragazzini a uscire di casa e uccidere».
@dafrattini