sabato 10 ottobre 2015

Corriere 10.10.15
Ciclo di Re Artù, il prequel è a rischio
Il manoscritto sta per essere venduto
di Paolo Di Stefano


Il manoscritto più prezioso che tramanda le avventure di Meliadus, il padre di Tristano — l’eroe medievale di uno dei drammi d’amore (e delle imprese di cavalleria) più noti della letteratura — è in pericolo: rischia cioè di essere sottratto agli studiosi. Queste avventure, narrate in francese medievale, rappresentano, per così dire, una sorta di «prequel» delle storie di re Artù e della sua corte, cui attinsero i poemi cavallereschi italiani, dal Boiardo ad Ariosto. Così le definisce il filologo romanzo Lino Leonardi, direttore della Fondazione Ezio Franceschini di Firenze, nel lanciare un appello allo scopo di salvare quel codice: si tratta del testimone più antico di un romanzo molto diffuso, a partire dalla prima metà del Duecento, non solo nelle corti settentrionali d’Italia ma anche al Sud, se è vero che una copia si trovava nel 1240 nella biblioteca di Federico II. Rustichello da Pisa, lo stesso compilatore del Milione di Marco Polo, ne fece una rielaborazione sempre in francese antico(pubblicata l’anno scorso dalle Edizioni del Galluzzo).
Il codice pergamenaceo che contiene il Roman de Meliadus ha un’origine non precisamente identificata, ma la scrittura (gotica italiana) e le eleganti decorazioni dei capilettera certificano che fu realizzato nell’Italia del Nord attorno al 1320. Negli ultimi due secoli, il manoscritto ha vissuto diversi passaggi di mano. Dopo aver fatto parte della prestigiosa collezione del bibliofilo britannico sir Thomas Phillips (1888-1941), fu acquistato dall’industriale tedesco Peter Ludwig, poi dal Getty Museum di Malibu, che nel 1997 decise di metterlo in vendita per finanziare l’acquisto del celebre Missale di Stammhein . Fu allora che venne acquistato dagli attuali proprietari, i coniugi statunitensi James ed Elizabeth Ferrell, che nel 2005 lo hanno reso disponibile agli studiosi presso la Parker Library del Corpus Christi College di Cambridge.
Ora, l’intenzione della famiglia Ferrell di cedere la propria collezione rende incerto il destino del manoscritto del Meliadus , stimato attorno ai 250 mila euro, che rischia di prendere strade molto lontane dai luoghi di ricerca e di studio che se ne interessano (si parla di offerte di provenienza araba). Il guaio è che, data la sua mole, il codice non è ancora stato studiato nella sua interezza e complessità né pubblicato in edizione moderna: dunque, qualora venisse sottratto alle sedi del patrimonio culturale europeo, non sarebbe più in alcun modo consultabile, il che priverebbe la storia del ciclo arturiano di un tassello fondamentale. Perché questa perdita non si realizzi, Leonardi ha segnalato il pericolo al ministero dei Beni culturali, ma non essendo il cosiddetto codice Ferrell notificabile come appartenente al patrimonio culturale italiano e considerando l’attuale congiuntura economica pubblica, si renderebbe necessario l’intervento dei privati. Da qui l’insolito appello per una sorta di «crowdfunding», cioè di un microfinanziamento che coinvolga la comunità degli studiosi. La Fondazione Franceschini, che è un istituto di ricerca non-profit specializzato in studi sui testi del Medioevo europeo, promuove da anni la ricerca sul Roman de Meliadus nelle Università di Siena e di Zurigo, coinvolgendo gruppi di giovani studiosi guidati dallo stesso Leonardi e dal filologo svizzero Richard Trachsel.
La tradizione francese del cosiddetto Tristan en prose , che racconta la tragica vicenda di amore (con Isotta) e di morte del giovane principe cresciuto alla corte di suo zio Marco re di Cornovaglia, venne accolta ben presto in Italia, penetrando nelle corti del Nord, in quelle meridionali e nei municipi toscani, da cui cominciarono a diffondersi copie in lingua d’oïl insieme ai primi tentativi di traduzione o meglio di rielaborazione in volgare. Il Roman de Meliadus appartiene più precisamente al cosiddetto ciclo di Guiron, ed è dedicato alle avventure della maturità del padre di Tristano, re Meliadus di Leonois, «in una specie di doppio confronto, sul piano del potere regale con Artù e su quello della virtù cavalleresca con il Bon Chevalier sans Peur», come osserva Nicola Morato in uno studio sull’argomento. Il protagonista è tipo dal carattere aggressivo e prevaricatore, che, colto in flagrante adulterio con la regina di Scozia, arriva a minacciare il re e poi a rapire l’amante, aprendo sfide e battaglie internazionali per far valere le sue ragioni di cuore e di spada. Che sono i due motivi prevalenti di tutti i romanzi cavallereschi.