domenica 6 settembre 2015

«Torno per fare il leader di Sel e per lavorare al progetto della sinistra»
«L’alleanza col Pd alle amministrative si fa ovunque sia possibile»
[Civati e Fassina, loro, direbbero di no! Ma con le spalle al muro finiranno per adattarsi?]
Repubblica 6.9.15
Nichi Vendola
“Alle amministrative alleanze con il Pd ovunque è possibile”
intervista di Giovanna Casadio


ROMA «In autunno si gettano le fondamenta del nuovo partito della sinistra. Alle amministrative del 2016 non faremo l’errore delle regionali passate, di presentarci con sette nomi e simboli diversi». Nichi Vendola, il leader “rosso”, ex governatore della Puglia, ha appena traslocato da Bari a Roma. «Torno per fare il leader di Sel e per lavorare al progetto della sinistra ». Però all’alleanza con il Pd di Renzi dà un’ultima chance nelle città.
Vendola, con Renzi non è possibile nessuna alleanza?
«Nella storia della sinistra la deriva minoritaria è speculare al governismo, a chi fa del potere la ragione di vita di una forza politica. Lo dico nel giorno in cui Renzi ha presentato ai salotti buoni del capitalismo italiano lo scalpo dei diritti del mondo del lavoro ».
Il centrosinistra è finito, da archiviare?
«Il centrosinistra è stato ucciso da Renzi, che con il patto del Nazareno con Berlusconi, con l’alleanza con pezzi di centrodestra, con la sua azione di governo e la nascita del Partito della nazione, ha costruito un percorso antitetico rispetto all’Ulivo di Prodi o al tentativo di “Italia bene comune” di Bersani. Prendo atto della realtà. L’alleanza con il Pd non è il nostro destino. Ma è la nostra possibilità».
Cosa significa?
«L’alleanza si fa ovunque sia possibile su una traccia di programma che corrisponda ai bisogni reali di porzioni impoverite di cittadinanza. Noi dobbiamo partire da una giudizio sulle esperienze di governo locale. Giuliano Pisapia è stato uno dei migliori sindaci della storia d’Italia, perché è figlio di quelle primarie che hanno travolto il centrosinistra del potere e degli affari e ha sollecitato quel municipalismo delle virtù civiche declinandolo in tre parole: città, comunità, modernità».
Dopo Pisapia c’è Pisapia?
«C’è un’eredità. Che bisogna decidere se raccogliere o dissipare».
Con quale candidato?
«Oggi si parla di un candito tecnico come Sala, indicato dal premier. Noi non abbiamo bisogno più di tecnici. Palazzo Chigi non pensi di calare l’asso dalla manica. Pisapia sia il garante di una esperienza che va preservata. Non è questione di nomi ma di metodo e di programma».
Il centrosinistra allora può rinascere, nonostante il renzismo?
«Il renzismo non è un incidente di percorso, rappresenta la mutazione genetica del Pd è un moderno polo conservatore nel senso dell’impianto economico-sociale».
Alle amministrative farete asse con la sinistra dem?
«Certo, l’idea di fabbricare prototipi di sindaci renziani è velleitaria e pericolosa ».
In definitiva quali i tempi?
«Naturale la collaborazione sempre più stretta con chi è uscito dal Pd, Civati, Fassina, Cofferati, altrettanto naturale interloquire con la sinistra dem e mettersi in relazione con il mondo della scuola, dei giovani, del lavoro. Dobbiamo fare bene e presto. Alla “lost generation” non possiamo annunciare il sol dell’avvenire, né può essere solo papa Francesco a colmare il vuoto di pensiero e di valori. In autunno dobbiamo cominciare».
Sulla riforma del Senato farete le barricate o prevedete un margine di trattativa?
«Non vedo margini, ma solo tatticismo, furbizia, un percorso mediocre con un pericoloso esito per la democrazia ».