Repubblica 6.9.15
Corte dei Conti, mirino sui bilanci di Renzi a Firenze
Le osservazioni riguardano alcune voci degli ultimi quattro bilanci del comune
di Massimo Vanni
FIRENZE La Corte dei conti passa al setaccio i bilanci di Palazzo Vecchio al tempo di Matteo Renzi. E arriva alla conclusione che qualcosa non torna. In particolare nei bilanci del Comune approvati tra il 2010 e il 2013, l’anno dell’ultimo consuntivo di Renzi sindaco. Il risultato è che da mesi i rilievi della magistratura contabile impegnano la giunta del successore Dario Nardella in una controffensiva di chiarimenti e spiegazioni.
Il ‘Fatto Quotidiano’ rovina il sabato di Palazzo Vecchio: «Renzi, 4 anni di bilanci falsi», titola in prima pagina. «Falso è il titolo dell’articolo, altro che i bilanci del Comune», ribatte il responsabile finanze Lorenzo Perra a nome della giunta Nardella. Che ora valuterà anche eventuali azioni legali. Ma cosa c’è che non torna?
Il 22 maggio scorso la Corte dei conti contesta a Palazzo Vecchio la destinazione di alcune spese: secondo i magistrati i soldi incassati dalle alienazioni e dagli oneri di urbanizzazione non possono finire nel calderone generale del bilancio. Devono essere destinati solo a certi investimenti. Una tesi contrastata dall’Anci. Ma oltre a ciò la Corte avanza altri due rilievi.
Il primo riguarda i soldi vincolati e non spesi che a fine anno si devono trovare in cassa: la Corte dice che il fondo era stato sottostimato. Il secondo attiene invece ai crediti che il Comune vanta ma non riesce a riscuotere: vecchie multe, ma anche tasse e tariffe. Un pacco da mezzo miliardo di euro, con dentro, avverte la Corte, crediti ormai virtuali: multe del 2003 o 2005 non più incassabili. Adesso con i nuovi bilanci tutto è cambiato: i Comuni sono tenuti ad ammortizzare in 30 anni i crediti perduti. Ma nel 2013 era ancora un problema.
Tre rilievi in tutto, dunque, sui quali la Corte chiede a Palazzo Vecchio di fornire spiegazioni entro 60 giorni. Arrivano in effetti il 13 luglio. E la difesa è che il fondo vincolato era inferiore al dovuto solo perché i soldi dell’Imu sono arrivati alcuni giorni dopo. Mentre sui crediti non riscossi si controbatte che il 27% era comunque garantito da accantonamenti e fideiussioni, come richiesto. La Corte si convince: «Prendiamo atto degli intenti e dei provvedimenti adottati finalizzati ad evitare il ripetersi delle irregolarità rilevate », scrive il 30 luglio.
Resta in piedi il rilievo sulle entrate vincolate a certe destinazioni. Che in teoria, potrebbe portare la Corte ad una dichiarazione di “inottemperanza” ai criteri di buona e sana amministrazione. Senza contare che anche per il bilancio 2015 si pone per Palazzo Vecchio lo stesso dilemma: «Come faremo? Terremo conto degli orientamenti dell’Anci», si annuncia.