martedì 8 settembre 2015

Repubblica 8.9.15
La libertà di essere madri
di Cristina Comencini


CARO DIRETTORE, quattro anni fa, il 13 febbraio 2011, mi è capitato di parlare davanti a quattrocentomila persone a Piazza del Popolo a Roma, esperienza che non pensavo avrei mai fatto nella vita. Nel mio discorso citai Angela Merkel. Io, una donna di sinistra, prendevo a esempio una grande statista di centrodestra. Il primo atto politico della cancelliera insediata al governo, dicevo, era stato di impegnarsi a triplicare il numero degli asili nido del Paese. Atto concreto importante: tutte le donne e gli uomini sanno che con pochi asili nido, che è la realtà italiana, non si può allo stesso tempo lavorare e fare figli. Atto simbolico: una società senza donne e senza figli non può svilupparsi.
Mi sembrava che in quella decisione ci fosse il senso di un grande mutamento che investiva la politica. Oggi la decisione della Merkel di accogliere uomini, donne e bambini in fuga dalla guerra, mi pare un atto politico che va nella stessa direzione: pensare a un’Europa in cui l’allargamento demografico sia linfa vitale dello sviluppo e della democrazia.
In Italia il calo delle nascite ha toccato il picco più basso dall’Unità e l’occupazione femminile è tra le ultime d’Europa: le donne non possono lavorare né avere figli. Dal 2011 c’è stato un grande cambiamento nel nostro Paese: le donne sono al governo, negli organismi dirigenti, decidono, ma la stragrande maggioranza di loro è amputata di una parte fondamentale della libertà, quella di lavorare e procreare. Non è solo un problema femminile, lo sarebbe se la società fosse rimasta ferma e la procreazione fosse un compito affidato alle donne nelle case, com’è stato per millenni. La procreazione è la base, il fondamento del nuovo Paese costruito da uomini e donne liberi e differenti. L’accesso delle donne nella società, la loro libertà, non comporta solo una condivisione del potere, ma una trasformazione del vivere comune, l’idea che un figlio è importante come o più di un incarico, che le donne non vogliono rinunciare al loro corpo, ai loro pensieri, ai loro sentimenti, alla loro storia, per essere uguali agli uomini, per tenere le redini della società.
Le redini le vogliono, ma il cavallo comandato da due deve cambiare andatura. Ma la procreazione è un problema anche degli uomini perché per la prima volta nella Storia possono non affidare solo alle donne i loro bambini, il loro futuro. Un futuro in cui fare figli e accogliere famiglie in fuga sia, come ha ben visto Angela Merkel, un atto di forza e non di debolezza.
Le donne di “Se non ora quando - Libere” tornano con una nuova proposta: “Riprendiamoci la maternità!”. Per questo sabato 19 settembre alle 18, a Palazzo Astaldi di Roma, presenteranno il sito della loro ultima iniziativa “Che Libertà - Il coraggio di essere donne” (www.cheliberta.it)