lunedì 7 settembre 2015

Repubblica 7.9.15
Shimon Peres, Nobel 1994
L’ex presidente di Israele colpito dalle immagini di solidarietà: “Brava Merkel, tutta l’Europa sia unita contro la crisi”
“La Germania ha dato prova che il nazismo non si ripeterà”
intervista di Eugenio Occorsio


CERNOBBIO  «Ogni popolo ha il suo Egitto, è naturale che cerchi una vita libera da schiavitù, sofferenze, vessazioni». Le evocazioni bibliche sono inevitabili se si parla del dramma dei migranti con Shimon Peres, classe 1923, figura leggendaria nel panorama mondiale, cofondatore dello Stato di Israele, più volte premier e ministro e infine presidente della Repubblica fino al giugno 2014, Nobel per la Pace nel 1994. «Questo esodo impressionante di esseri umani alla ricerca di un destino nuovo e migliore tocca nel profondo l’anima di ognuno di noi e non può lasciare nessuno insensibile».
Peres, ospite del Forum Ambrosetti jeans, giubbotto, occhiali da sole - è appena sceso dal giro in barca del lago di Como.
Come gli schiavi guidati da Mosè, il popolo è in marcia. La Terra Promessa è stavolta la Germania: quali sensazioni le provoca?
«La Germania moderna è un Paese forte, pacifico, strutturato. Nessuno pensa che si possa mai ripetere la follia del nazismo. E le immagini che abbiamo visto in questi giorni lo confermano. La cancelliera Merkel dimostra coraggio: non tutti in Germania sono felici di questo sforzo collettivo. Però tira dritto. Anche nella crisi della Grecia, alla fine l’aiuto decisivo è venuto dalla Germania ».
Anche l’Ungheria e la Repubblica Ceca sono parte dell’Europa. Eppure di umanità ne hanno dimostrata assai poca.
«Voglio pensarla più semplicemente, e cioè che alcuni Paesi siano stati colti di sorpresa da quest’ondata di disperati che si è riversata all’interno delle loro frontiere. Ma non è possibile girarsi dall’altra parte rispetto alla tragedia che è in corso. E’ una delle più grandi sfide per il genere umano».
Per fortuna alla fine molte delle auto che sono andate a riprendere i migranti sull’autostrada e li hanno accompagnati alla frontiera, avevano targa ungherese.
«È la dimostrazione di quanto breve sia la distanza fra lo gettare nella disperazione una persona e invece, quando aveva perso le speranze, aprirgli le porte di un destino migliore. L’Europa resti unita, perché la tragedia è di proporzioni talmente immense che nessuno può affrontarla da solo. Non può l’Italia, che sta facendo cose grandiose nei salvataggi in mare, e non può la Germania. L’Europa se è unita può farcela, ha risorse economiche e morali per risolvere la crisi».