Repubblica 6.9.15
Roberto Speranza
“Non importa come purché si arrivi davvero al Senato elettivo”
intervista di Annalisa Cuzzocrea
ROMA Parla di unità del Pd, di affermare un punto di vista di centrosinistra su tasse e immigrazione, di andare avanti con le riforme, Roberto Speranza. Ma insiste: «Con una Camera di nominati, dominata di fatto da un solo partito (quello che con l’Italicum prenderà il premio di maggioranza) diventa indispensabile un Senato delle garanzie in cui pesi la volontà dei cittadini nella scelta dei senatori».
Il punto è: vi va bene l’elettività consentita dal listino da presentare alle regionali o chiedete di più?
«La Costituzione stabilisce i principi, non le modalità immediatamente esecutive. La legge elettorale per la Camera non l’abbiamo mica messa in Costituzione. Sarà una legge ordinaria a decidere come deve avvenire l’elezione. Quel che chiediamo è che nell’articolo 2 si parli di Senato elettivo».
È un no?
«Chiediamo l’elettività, ma non abbiamo alcuna preclusione sul come. Siamo d’accordo sul fatto che il bicameralismo perfetto vada superato, che il Senato non dia la fiducia, che non abbia potere legislativo ordinario, ma continuo a non capire perché questa chiusura sull’elettività. Dire che con un Senato scelto dai cittadini si torna indietro, che dovrebbe avere tutti i poteri, è un’argomentazione sbagliata: ci sono Paesi in cui non è così».
Il governo non transige sull’articolo due. L’accordo rischia di saltare?
«Al momento non mi risulta ci sia alcun accordo. Il mio auspicio è che nelle prossime ore Renzi accetti il principio del Senato elettivo e così facendo unisca il Pd, dando alle riforme quell’accelerazione vera di cui il Paese ha bisogno. Nessuno si può permettere passaggi a vuoto».
Si è ancora in tempo per unire il Pd?
«Io scommetto di sì e mi impegno a lavorare per questo. Nel nostro Paese fuori dal Pd ci sono Grillo, Berlusconi e Salvini, un terzetto inquietante che carica su di noi la responsabilità di guidare l’Italia. La responsabilità più grande in questo senso però ce l’ha il segretario, tocca a lui unire. Come quando ha proposto il nome di Mattarella».
D’Alema ha parlato di «rottura sentimentale» nel partito, Bersani di «deformazione della democrazia», condivide quei giudizi?
«Il fatto che ci sia un pezzo del nostro popolo in sofferenza non va sottovalutato. Ci sono stati deputati che hanno scelto di lasciare il partito, ma la mia percezione è che nella base stia avvenendo qualcosa di molto più profondo che in Parlamento. La rottura vera c’è stata sulla riforma della scuola, una legge che il mondo degli insegnanti - tradizionalmente parte della nostra gente non ha condiviso. Lo stesso può accadere sulle tasse».
Non è giusto abbassarle?
«Se dici che vuoi togliere le tasse sulla casa allo stesso modo a chi ha 80 metri quadri in periferia e a chi invece possiede l’attico in centro, fai una cosa che un pezzo del nostro popolo non capisce perché dai un beneficio molto più grande a chi i soldi li ha. Le tasse vanno tagliate con le nostre idee, tenendo fermi i nostri valori. Per questo vogliamo sia introdotto un criterio di progressività nella riforma fiscale».
La lentezza delle riforme mette a rischio le unioni civili: non sono una battaglia altrettanto importante?
«Siamo già in clamoroso ritardo, avremmo dovuto approvarle entro l’estate. Personalmente sono per il matrimonio egualitario, ma il testo del Senato è sicuramente un primo passo importante ».
A maggior ragione serve un’intesa sulle riforme.
«Se si accetta il Senato elettivo la riforma avrà davanti a sé un’autostrada velocissima».
L’Europa erige muri di filo spinato contro gli immigrati, la sinistra parla da mesi dell’articolo due. Non le fa un brutto effetto?
«La riforma della Carta è fondamentale. Detto questo, non c’è dubbio che su altri temi essenziali vogliamo che emerga un punto di vista di centrosinistra. Guai a fare a gara con Salvini a chi ha la ruspa più grande. Su quel terreno non lo batti. La Lega prova a lucrare voti fomentando le paure, noi dobbiamo cercare di declinare un’altra idea di immigrazione. Deve farlo tutto il Pd col coraggio di parole diverse».