Corriere 6.9.15
«È la lezione di Kant»
Il filosofo Markus Gabriel analizza la svolta tedesca sull’emergenza migranti:
«È la Germania cosmopolita figlia di Kant».
di Danilo Taino
BERLINO È la «Nuova Germania» che si manifesta, dice Markus Gabriel di fronte all’ondata di solidarietà nei confronti dei rifugiati che sta attraversando il Paese. «La Germania cosmopolita in senso kantiano», nata nel 1989. Gabriel, 35 anni, è uno dei filosofi emergenti tedeschi. Insegna Epistemologia, Filosofia moderna e contemporanea all’Università di Bonn. Parla sette lingue oltre a conoscere latino, greco antico, ebraico biblico. Quest’anno ha pubblicato in Italia Perché non esiste il mondo.
Professore, è stupito dalla solidarietà dei tedeschi?
«No, non sono molto sorpreso. Trovo piuttosto che sia interessante il fatto che altri lo siano. Siamo di fronte a un diritto di persone perseguitate per ragioni politiche. Negare questo diritto è come negare la democrazia o il governo della legge. Per noi è anche un principio della costituzione».
In altri Paesi la reazione non è la stessa.
«Rispetto ad altri Paesi la Germania è in una buona forma ideologica. Ma sta solo vivendo all’altezza di quelli che sono i valori europei».
Anche il governo ha risposto in modo positivo.
«È quello che speravo. In parte dipende dal fatto che si tratta di un governo stabile, al quale questa scelta non costa politicamente niente. La Germania d’oggi è come Cuba, con un partito unico, cristiano-democratico e socialdemocratico, al governo. Ma ha fatto una scelta intelligente. Non dimentichiamo che la Germania ha una storia di benvenuto nei confronti dei siriani lunga decenni. Apprezza da tempo le loro competenze. Come quelle degli iraniani. Si tratta di Paesi che hanno una classe media incredibilmente istruita. Chi arriva ha spesso valori che sono quelli che la Germania desidera».
Cos’è che mobilita i tedeschi? Solidarietà? Senso del dovere?
«È quella parte di ideologia tedesca universalista che considera tutti gli individui uguali, al di là della pelle, della lingua, della nascita. Che punta alla legge universale. Un’ideologia che puoi sempre usare. Ora, è la Germania al suo meglio, in certi momenti è stata al suo peggio».
Da dove viene?
«In questo momento non pensiamo come tedeschi ma come esseri. Deriva dall’Illuminismo dei primi tempi, una prevalenza che in Germania è tornata dopo la Seconda guerra mondiale».
Gioca un ruolo anche il senso di colpa per il passato?
«Forse in parte e per qualcuno. Ma non scordiamo che questo è un Paese di immigrati da decenni. Persone arrivate da altrove che oggi sono tedesche a tutti gli effetti. Non conta come sei: la Germania è cosmopolita. La vecchia Germania è finita nel 1989, con una rivoluzione. E con la riunificazione siamo diventati definitivamente un Paese di immigrati».
Conta anche la religione? La Germania sembra un Paese secolarizzato.
«Guardi che il 40% dei tedeschi vota per i cristiano-democratici. Il presidente federale Joachim Gauck era un pastore. Non direi che siamo un Paese secolarizzato. Vero, si può dire che l’Italia è un Paese cattolico e non si può dire che la Germania sia cattolica o protestante o musulmana. Ma ha una struttura molto teologica e il movimento di questi giorni ha anche una componente religiosa, di obbligo cristiano».
Quali radici filosofiche ci vede?
«La Germania è cosmopolita in senso kantiano. Per un certo periodo, fino ad anni recenti, hanno prevalso filosofie che spingevano al nazionalismo, compreso Heidegger. Ora, Kant e Habermas hanno preso il sopravvento. Ora l’idea prevalente è: essere tedeschi non è niente più che avere la cittadinanza tedesca e parlare la lingua. Non ci sono più consuetudini e usanze tedesche. Sono sparite. Nel bene e nel male».
Perché i Länder dell’Est sono più restii ad accettare i rifugiati?
«A dire il vero, opposizioni ci sono anche nel Baden-Württemberg, che è il Land più ricco con la Baviera, a Heidelberg. A Est, dove la popolazione è meno benestante, c’è più paura della concorrenza di chi arriva da fuori, si teme che porti via posti di lavoro. A fianco della nuova Germania c’è anche una Germania razzista che ha una sua idea di Heimat, di Patria».
Lei parla esplicitamente di Nuova Germania.
«Senza dubbio. La trasformazione si vede nella nazionale di calcio, dai Mondiali del 2006 (anche se non potremo mai vincere contro l’Italia). Müller e Özil fanno parte dello stesso team, senza differenza. E nessuno ne dubita. Durante la crisi greca, questa Nuova Germania non è stata capita da molti osservatori, che hanno visto un atteggiamento imperialista e repressivo nei confronti di Atene. È che spesso emerge quest’idea della Germania che cerca l’egemonia. Idea razzista: come dire che l’Italia è pizza e pasta. E incomprensione del fatto che c’è una Nuova Germania».
A proposito di Grecia: quanto pesa la buona salute economica del Paese sulla disponibilità dei cittadini ad accettare i profughi?
«Conta. Non credo che i tedeschi siano più caritatevoli di altri. Vista la sua situazione economica, la Germania può permettersi di mettere denaro a disposizione di altri. Se invece sei in difficoltà economiche il problema è molto diverso».
Quindi va ringraziato il ministro delle Finanze Schäuble.
«In qualche modo sì. Ma soprattutto va ringraziata la Cina, che finora è stato un partner economico fondamentale. Questo è il problema: beneficiamo tutti di un regime illiberale».