sabato 5 settembre 2015

Repubblica 5.9.15
Chiatti esce di cella tra le polemiche
Il serial killer di Foligno uccise due bimbi, dopo 21 anni è ricoverato in una residenza sanitaria vicino a Cagliari
Per i periti è ancora “altamente pericoloso e non si è mai pentito”. I giudici: “Ma non c’erano alternative”
di Giuseppe Caporale


Niente più carcere, né polizia penitenziaria. Da oggi, quello che separa il mostro di Foligno dal resto del mondo è soltanto un muro. Il muro della struttura sanitaria di Capoterra, vicino a Cagliari. È qui che Luigi Chiatti, 46 anni, dopo aver scontato appena 21 anni di carcere per l’omicidio di due bambini (Simone Allegretti, 5 anni e Lorenzo Paolucci, 12) trascorrerà altri tre anni, sotto le cure di un’équipe di medici e infermieri.
È stato un pasticcio all’italiana a spalancargli ieri mattina le porte del carcere di Prato: ergastolo in primo grado, condanna a 30 anni in appello e a seguire una serie di sconti di pena (indulto e legge Gozzini). E sebbene Chiatti sia «un soggetto ad altissima pericolosità sociale» ed abbia «minacciato» gli operatori del carcere e un giudice - come si legge nel provvedimento del tribunale di Sorveglianza di Firenze notificato poco più di un mese fa - l’unica soluzione possibile è una struttura sanitaria, in quanto gli ospedali psichiatrici giudiziari dal mese di marzo, in base alla riforma della sanità penitenziaria, sono stati aboliti.
«Chiudere gli Opg è stato di certo un gesto di civiltà» commenta uno dei magistrati che ha seguito la vicenda Chiatti «ma è indubbio che ora la sfida in casi come questi si trasferisce dal piano detentivo a quello sanitario. Si tratta di una scommessa... Del resto non abbiamo avuto scelta. Non ci sono altre vie praticabili in base alla nuova norma, seppure nel caso del mostro di Foligno siamo davanti a una vicenda di eccezionale gravità ».
E a descrivere l’attuale «altissima pericolosità sociale di Chiatti» sono stati i periti incaricati dalla corte d’Appello di Firenze.
«Nonostante il trascorrere del tempo si rileva ancora un forte rischio di recidiva» scrivono i medici. «In Chiatti di recente è emerso uno stato di frustrazione e di solitudine che potrebbe gestire in modo imprevedibile. Nei vari incontri che si sono succeduti non è stato riscontrato in lui mai nessun cenno di rimorso o un minimo dolore per i fatti commessi». «Si tratta» sostengono nella loro relazione inviata al tribunale di Sorveglianza di Firenze «di un disturbo delirante» con «una quota di aggressività repressa e la totale mancanza di un contatto con il proprio mondo interiore ». «La vicenda Chiatti è il risultato di un pasticcio dietro l’altro del nostro sistema giudiziario» commenta amaro l’avvocato Giovanni Picuti, legale dei genitori delle vittime, «nessuno oggi può dirci cosa succederà. Eppure », ricorda il legale, «contestammo tutto da subito. Prima lo sconto a 30 anni per la seminfermità: per noi era evidente che Chiatti era lucido, consapevole delle sue azioni, altro che matto. Per capirlo è sufficiente leggere i file del suo computer dove annotava i pedinamenti dei bambini di Foligno. Poi provammo ad opporci anche al beneficio dell’indulto. Ma è stato sempre tutto inutile. E ora, c’è anche la beffa dell’assenza di strutture idonee...».
Preoccupato anche il commento di Alberto Speroni, poliziotto ora in pensione che nel 1993 arrestò il mostro di Foligno. «Chiatti mi disse che aveva fatto l’omicidio perfetto. Ancora provo rabbia per la freddezza messa in mostra da quello che all’epoca era un ragazzo di appena 20 anni. Sono convinto che non debba mai più tornare libero perché non può guarire, ma sarà la legge a decidere».