domenica 27 settembre 2015

Repubblica 27.9.15
L’ex braccio destro del Cavaliere
“Aiuto il premier a costruire il Partito della Nazione. A Silvio dico: la politica è leadership, tu l’hai persa”. Gioco di ricompense con le poltrone di sottogoverno
La tela del ragno di Verdini “Io sono un taxi che porta da Berlusconi a Matteo Così al potere altri 10 anni”
intervista di Tommaso Ciriaco


Romano avverte via Twitter chi critica Denis: usate cautela, lui vi conosce bene
La politica è fatta di leadership, prima c’era Silvio ora c’è Matteo
Del resto io sono amico di chi conta. E sfrutto questa fortuna
Non starò in prima fila. Troppo con Silvio per succedere a Silvio

ROMA «Tutti mi chiedono cosa ci guadagnano a venire con me. Gli rispondo che sono il taxi. Vuoi rimanere al potere? Solo io ti conduco in dieci minuti da Berlusconi a Matteo». A pancia piena, in una saletta riservata di un noto ristorante del centro romano, davanti ai commensali più fedeli, Denis Verdini si sbottona. Spiega, chiarisce e disegna su un foglietto la sua tela. La “tela del ragno”. Dove c’è un transfuga, là c’è l’ex macellaio toscano. Un tempo li portava in dote ad Arcore, oggi li serve su un piatto d’argento a Renzi. Sono già dodici senatori e undici deputati. E cresceranno. Siccome adora Pirandello, lo cita a memoria mentre seleziona prede: «Preferisco i personaggi in cerca d’autore». Promette l’eldorado, li seduce con l’ultima lettera inviata a Berlusconi. Che recitava: «Caro Silvio, la politica moderna è leadership. Prima c’eri tu, ora Renzi. Hai quasi ottant’anni e non puoi competere. Se non fai il padre nobile andrai a sbattere. Sarà lui a governare l’Italia per i prossimi dieci anni». E Verdini vuole partecipare al ballo: «Ho giurato a Matteo che costruiremo assieme il partito della nazione».
Affrettatevi avverte quando incontra le sue vittime restano solo posti in piedi. Ma cosa promette Verdini per convincerne così tante? «Posti di governo o presidenze di commissione no – ragiona Maurizio Gasparri, mentre Forza Italia si dissangua goccia dopo goccia sarebbe troppo plateale. Piuttosto, una poltrona in qualche cda minore, ente o regione, o una nomina a commissario liquidatore. Nessuno se ne accorge. Niente di illegale, eh, solo miserie». Però è un metodo. Un sistema che in questa fase raggiunge tutti gli obiettivi. Via Poli 29, Roma centro. Da qualche giorno l’ascensore del palazzo fa su e giù a un ritmo insolito. Ferma sempre al quarto piano, dove lavora Verdini. Due rampe più in basso, da una dépendance della Regione Campania, si affaccia Bruno Cesario. Napoletano, nel gruppo dei Responsabili nel 2010 e oggi al fianco di Vincenzo De Luca. «Ah, Denis... Se passa con lui la metà dei parlamentari che vedo entrare da quel portone, di FI resterà ben poco». Il piano è inclinato: «E chi ci ferma? – assicura Verdini – Al Senato diventeremo presto quindici». Il prossimo è Giuseppe Ruvolo (Gal). Alla Camera l’obiettivo è quota venti. I conti li tiene direttamente con Luca Lotti: si intendono a meraviglia. C’è una linea diretta tra i due. Stessa musica con Renzi, chiamato affettuosamente “Matteuccio”. Quando è bloccato a Firenze l’ultima volta venerdì invia Lucio Barani da Lotti a Palazzo Chigi.
La strategia del ragno ispira l’ex factotum repubblicano. Tesse la tela usando un database ereditato dai gloriosi tempi alla corte del Cavaliere. Nomi, numeri, dettagli della galassia berlusconiana. Con uno schema che funziona alla grandissima. Trilla il cellulare del peone: «Sono Denis, posso offrirti un caffè?». L’appuntamento è ai tavolini del caffè Ciampini, a due passi da Montecitorio. E tutti accettano. «Lo sa perché? racconta sempre Gasparri Perché a tutti dice: “Icchè tu voi? Che problema c’hai? Dì a me...”». A furia di dire a lui, l’Alleanza liberpopolare ha dovuto contattare il questore del Senato: «Non abbiamo spazio, ci servono altre due stanze». Detto, fatto: due nuovi uffici a Palazzo Giustiniani. Nel suo mirino c’è in primo luogo Berlusconi: vuole sfilargli le truppe, non ha digerito il dominio delle “ragazzine” del cerchio magico. «Ormai – picchia Vincenzo D’Anna – comandava la servitù». Se gli azzurri attaccano, i verdiniani rispondono. E i toni sono quelli che sono: «Gli amici di FI usino cautela parlando di Denis. È galantuomo, conosce la loro biografia e mantiene riserbo», sibila l’ex ministro siciliano Saverio Romano.
Il parquet del quartier generale scricchiola quando passa. Si è messo a dieta e ha sostituito le cravatte troppo colorate, ma resta ingombrante. E lo sa: «Non posso stare in prima fila». Troppo berlusconiano per succedere a Silvio. L’ha ripetuto anche a Fitto: «Sii onesto con te stesso, nessun ministro di Berlusconi potrà guidare i moderati». E infatti sogna di lanciare con una convention un contenitore di centro, affidandolo a un leader non compromesso col ventennio di Arcore. «Quando ci penso – confida – mi vengono in mente Casini o Rutelli con vent’anni di meno».
Verdini odia la luce dei riflettori. Le trame preferiscono l’ombra. Telefona a Renzi, a Lotti, a Fedele Confalonieri con il quale condivide l’afflato governativo. Al cellulare gioca il suo risiko. Da sempre: «La sera prima della caduta di Berlusconi, nel 2011 ricorda Antonio Buonfiglio, che non cedette al pressing – mi squilla il telefonino. Era Verdini. Stacco. Sa, sono cattolico e peccatore, preferisco non mettermi alla prova...». Questa volta è diverso. Non deve neanche insistere troppo. «Renzi è un ragazzo in gamba – ammette il senatore Domenico Auricchio – e noi siamo la sua “Ala destra”». I centurioni del leader, se vale la battuta del verdiniano Luca D’Alessandro che quando avvista Lorenzo Guerini alla Camera, si fa scappare una battuta: «Ecco il nostro vicesegretario...».
La regola è lavorare nel retrobottega, ma l’eccezione è di queste ore. Interverrà in Aula prima del voto finale sulle riforme, poi inizierà ad accettare gli inviti nei talk show. Vuole riverniciare il vecchio mondo del berlusconismo, per poi legarlo strutturalmente a un Pd senza comunisti. Partito della Nazione e un’alleanza stabile. Serve però un premio di coalizione, e Verdini promette: «L’Italicum cambierà, ma solo nel 2017». Chissà se Renzi vorrà davvero caricarsi di questo fardello. Oggi intanto volerà a Salerno per la festa di Scelta civica, con cui flirta. Sarà al fianco di Guerini e Boschi. Un piede nel salotto buono del renzismo, insomma. Una metamorfosi. Che un altro fedelissimo acquisito come D’Anna smentisce. «Suo papà raccontalo rinchiudeva in biblioteca. Ama Max Weber, Guicciardini e Dante. Non è un macellaio. Tiene solo un profilo basso». Quello del ragno. «Del resto chiude la cena Verdini io sono amico di chi conta. E sfrutto questa fortuna»