martedì 22 settembre 2015

Repubblica 22.9.15
Pierluigi Bersani
Dal leader della minoranza un via libera alla mediazione proposta dal premier
“Così a vincere è il metodo Mattarella e Verdini non serve”
L’ex segretario: “Si allontana il rischio deriva autoritaria Italicum? Non è tempo di aprire una nuova questione”
di Silvia Bignami


MODENA «Se la proposta di Renzi è quella che ho capito io, per cui il popolo sceglie i senatori e i consiglieri regionali ratificano, allora sì, questo può essere il ritorno del metodo Mattarella». Il Pd unito insomma «senza bisogno di Verdini». È sollevato il leader della minoranza dem Pierluigi Bersani, e lo ammette: «Si, così adesso va bene».
Al ristorante Vignola della Festa dell’Unità di Modena, si intrattiene con gli amici di sempre, della sua Emilia Romagna. Dopo il bagno di folla coi volontari che gli dicono di «tenere botta » ma anche di «non rompere il partito». Davanti a tortellini e prosecco, sorride: «Mi dispiace di non essere andato alla direzione oggi. Non ho disertato però, ho rispettato un impegno. Con questa nostra gente. Con questa Festa. Mi dispiace se è stata presa diversamente».
Bersani, quindi è pace. Non c’è più il rischio di una deriva autoritaria, con la designazione dei senatori proposta da Renzi?
«Diciamo che cosí facciamo una bella e importante riduzione del danno, perchè aumentiamo l’importanza del ruolo di garanzia del Senato e ridiamo lo scettro della scelta dei senatori al popolo. Non è ancora proprio tutto a posto, ma abbiamo fatto un bel passo avanti. E non c’è più bisogno di Verdini».
Quindi il Pd voterà unito. È il metodo Mattarella.
«Se la proposta è quella che ho capito io, si può dire cosí. È venuta fuori un’apertura significativa, perchè si accetta l’idea che saranno gli elettori a scegliere i senatori. Forse con una procedura un po’ bizantina, ma va bene. Resta un po’ di amarezza perchè ci siamo arrivati dopo mesi in cui io e Renzi ci siamo parlati solo sui giornali».
Ma se è così perchè la minoranza in direzione non ha partecipato al voto ?
«Perchè bisogna avere anche un po’ di pudore. Forse sarà un pò demodé, ma quando si tratta di dare indicazioni, come partito, su temi costituzionali, non credo che sia il caso di esagerare: il Parlamento davanti alla Costituzione deve poter ragionare con grande libertà. E poi ormai in direzione si votano delle relazioni dove c’è dentro un di tutto, mentre sarebbe meglio votare su delle cose precise, che la gente possa capire” Lei ha detto che non è mai riuscito a essere “amico fraterno” di Renzi, come lo è stato di Vasco Errani o Enrico Letta. Come mai?
«Non lo so, la risposta che a volte mi sono dato è che forse lui non vuole. Perchè io - dice guardandosi attorno - con tutti quelli che sono venuti dopo di me ho buoni rapporti. Il punto su cui forse non ci capiamo è che io non voglio nulla, se non il Pd come partito vero di centrosinistra. Se il Pd diventa il grande partito di centrosinistra che io sogno, allora poi io mi riposo».
Renzi in direzione è stato molto duro anche con Grasso, commentando l’eventualità che apra agli emendamenti sull’articolo 2.
«Sí e anche io l’ho trovato un passaggio poco felice, ma non credo volesse attaccare Grasso. Parlando a braccio può capitare di dire una cosa nella maniera sbagliata».
Ha anche attaccato la minoranza che pensa alle scissioni: dice che poi alle elezioni vanno male. La Grecia insegna.
«Sí vedo che ora Renzi è molto amico di Tsipras... Ma io sono d’accordo. Mai voluto scissioni. E anche questa battaglia sul Senato, vorrei fosse chiaro, non è una battaglia di corrente, mi amareggia sia stata descritta cosí. Io l’ho fatto per evitare che nei consigli regionali si aprissero le trattative per chi fa il senatore. Che regalo sarebbe stato per l’antipolitica una trattativa del genere? Che figura rischiava di fare il Pd?».
Ora intanto chi è uscito, come Pippo Civati, sta preparando una campagna referendaria contro le riforme di Renzi. Lei condivide qualcuno di quei referendum?
«Alcuni sono temi importanti, anche condivisibili, ma credo si debba stare attenti anche all’uso dello strumento referendario, che è delicato».
Resta l’Italicum: c’è ancora bisogno di cambiarlo per lei?
«Se fosse possibile cambiare un po’ l’Italicum per me sarebbe una cosa buona, ma se non si può... Comunque non è oggi il tempo di aprire nuove questioni. Oggi sembra ne abbiamo risolta una».