martedì 22 settembre 2015

Corriere 22.9.15
Roberto Speranza
«È caduto un totem Così a scegliere saranno i cittadini»
intervista di Monica Guerzoni


ROMA «È un passo avanti».
Il Pd a un millimetro dall’accordo sul Senato, onorevole Roberto Speranza?
«Io sono molto cauto e prudente, voglio prima vedere bene i testi. Ma se finalmente, dopo mesi passati a dire “non si tocca nulla“, è caduto il totem dell’articolo 2, siamo di fronte a una novità importante».
Renzi ha fatto riferimento alla legge Tatarella, con cui nel ‘95 Chiti diventò presidente della Regione Toscana.
«Se significa che il voto dei cittadini decide chi sono i senatori e poi i Consigli regionali ratificano la decisione, siamo di fronte all’elezione diretta che noi chiediamo».
Renzi non accetterà diktat.
«Nessun diktat, ma di fronte a una Camera di nominati, dominata da un solo partito, è fondamentale restituire la parola ai cittadini, almeno al Senato. Se Renzi intende questo, è un fatto nuovo».
Il premier parla di designazione, voi di ratifica. La distanza si può colmare modificando solo il comma 5?
«Io non sono affezionato ai commi, mi interessa che si riapra l’articolo 2 e si introduca la scelta dei cittadini come determinante. Aggiungo che l’elezione dei senatori diventa perfetta solo dopo la presa d’atto dei consigli regionali».
Se l’accordo regge chi vince, Renzi o i «gufi»?
«Vince la Costituzione italiana. Il derby tra renziani e sinistra interessa relativamente. I 28 senatori della minoranza non firmarono quel documento per sconfiggere Renzi a braccio di ferro, ma per costruire un forte momento di partecipazione dei cittadini. Speriamo che il principio sia assunto da tutto il Pd. Non stiamo litigando sul colore della camicia di Renzi... I problemi dei cittadini sono tutti prioritari, ma vorrei ridare dignità a questo dibattito. In gioco c’è una cosa enorme come la Costituzione e quindi niente pasticci, o ambiguità».
Sciolto il nodo dell’articolo 2 tornerete ad alzare l’asticella? Bersani vuole ridurre il numero dei deputati.
«Per noi il punto fondamentale è l’elettività, sul quale restiamo molto fermi: i senatori non possono essere scelti nel chiuso di una stanza. Poi su funzioni e numeri si discute».
E se l’accordo salta?
«Ognuno farà le sue valutazioni. Se non abbiamo partecipato al voto è perché non ci sono vincoli su una materia di rango costituzionale. Renzi ha detto che non c’è disciplina di partito su questi temi e non può essere un voto in direzione a imporre la linea».
Lei tifa per Grasso?
«Penso che nessuno debba tirare la giacchetta al presidente, che sceglierà serenamente, nella sua autonomia».
«Chi di scissione ferisce di elezione perisce», è l’avvertimento di Renzi.
«Nessuna scissione, il Pd è il nostro partito. Tenerlo unito tocca al segretario e le battute non bastano».