La Stampa 22.9.15
Gotor: se c’è l’elettività per noi va bene, ma i “se” sono grandi come una casa
intervista di Francesco Maesano
Senatore Gotor, a quanti millimetri siamo dall’accordo?
«Se il principio elettivo è diventato di tutti e non solo una fisima della minoranza Pd, per noi va bene. Ma ci sono altri se che sono grandi come una casa».
Quali?
«Vogliamo capire se le parole di Renzi significano che i cittadini decidono chi sarà Senatore e i consigli regionali ratificano volontà popolare. Magari prevedendo delle sanzioni per i consigli che non si attenessero al voto».
In direzione, comprensibilmente, non si è andati così nello specifico.
«Giusto, ma la Costituzione esige chiarezza. Non c’è bisogno di troppi giri di parole. Ora c’è spazio per un confronto».
La soluzione del rebus dunque è il modello Tatarella?
«Quella è la strada tecnica. Ma se c’è la volontà politica di non nominare i senatori e quindi di non trasformare la rappresentanza in un gregge, allora ci siamo».
Un gregge?
«Con l’Italicum sarebbe nominata la maggioranza deputati più tutti i senatori. Così i tre quarti della prossima rappresentanza verrebbero indicati dalle segreterie dei partiti».
Su quale combinazione potreste trovare l’accordo?
«La soluzione più saggia sarebbe intervenire sul comma 2 secondo la soluzione micro-chirurgica suggerita da Tonini. Anche perché, pur scegliendo di toccare solo il comma 5, ci sono delle norme transitorie già in doppia conforme che indicano in modo inequivocabile l’elezione di secondo grado che andrebbero in ogni caso modificate».
Renzi ha già spiegato che quel comma non si tocca.
«Sette giorni fa a 8 e 1/2 chiudeva alla riapertura dell’articolo 2, ora l’ha riaperto. Bisogna insistere con tenacia e pazienza, la goccia scava la roccia».