Repubblica 1.9.15
Kiev, la destra assalta il Parlamento
di Pietro Del Re
Un morto, 120 feriti e ore di guerriglia con lancio di granate: gli ultranazionalisti danno battaglia nella capitale dopo il voto con cui è stata concessa più autonomia all’Est filo-russo. Poroshenko promette: “Pagheranno”
ORDIGNI che esplodono, corpi insanguinati, battaglie di strada: è bastato un voto favorevole dei deputati ucraini per una maggiore autonomia all’Est ribelle per riaccendere la violenza nelle strade di Kiev, riportando subito la memoria all’eccidio compiuto a Maidan dall’ex governo filorusso del febbraio 2014. Gli scontri di ieri sono scoppiati lì vicino, davanti alla Rada, il Parlamento di Kiev, quando legioni di ultra-nazionalisti hanno tentato di assaltarla lanciando bombe a mano. Pesante il bilancio: un morto e 120 feriti, in maggioranza poliziotti e volontari della Guardia nazionale ucraina.
Responsabili dei disordini sono un centinaio di simpatizzanti del partito nazionalista Svoboda, i quali dopo esser venuti alle mani con gli agenti e i volontari della Guardia nazionale che sostavano a difesa della Rada hanno fatto detonare diversi ordigni. Uno di questi, una granata secondo il ministero dell’Interno, è stato lanciato proprio all’ingresso del Parlamento colpendo decine di persone, alcune delle quali versano ora in condizioni critiche. Un agente di 25 anni è morto invece sul tavolo operatorio dell’ospedale di Kiev mentre i medici cercavano di estrargli dal petto il proiettile che l’aveva colpito.
La polizia ha comunque arrestato più di trenta manifestanti, tra i quali colui che ha lanciato l’ordigno più devastante. In serata, il presidente Petro Poroshenko è apparso in televisione per promettere che i responsabili degli scontri pagheranno per quello che hanno fatto. «E’ stato un atto anti-ucraino per il quale tutti gli organizzatori e tutti i rappresentanti delle forze politiche coinvolti saranno severamente puniti », ha detto.
La bozza di riforma costituzionale votata ieri in prima lettura concede maggiore autonomia ai territori orientali russofoni in mano ai ribelli. Si tratta di una norma fortemente voluta dall’Occidente e contenuta negli accordi di Minsk firmati a febbraio, che tra le altre clausole prevedono da parte di Kiev l’attuazione di una decentralizzazione entro fine 2016. Ieri mattina, 265 deputati, per un minimo richiesto di 226, hanno votato a favore del progetto controverso nel corso di una seduta burrascosa. Al momento dell’approvazione i parlamentari contrari a questa legge che considerato “anti-ucraina” hanno bloccato l’accesso alla tribuna parlamentare al grido di “Vergognatevi!”. Per i ribelli dell’est invece il testo non concede abbastanza autonomia.
L’adozione del progetto era stata richiesta dagli alleati occidentali, soprattutto dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dal presidente francese François Hollande, che la considerano un mezzo per aiutare a porre fine al conflitto. Sempre ieri, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha espresso apprensione per gli scontri «molto preoccupanti » avvenuti davanti al Parlamento ucraino. «Spero che il processo di riforme non venga compromesso dalla violenza», ha detto anche la Mogherini aggiungendo che il voto è una parte cruciale dell’accordo di pace firmato a febbraio, e che è stato «un importante passo» verso il conferimento del potere alle regioni ucraine. «Gli emendamenti », ha sottolineato l’ex ministro degli Esteri italiano, «faciliteranno inoltre la realizzazione degli accordi di Minsk». Nella speranza di risolvere una volta per tutte la guerra che da più di un anno si combatte nel Dombass separatista, e che è già costata quasi 7mila morti.