La Stampa 1.9.15
E Calvino inventò la puntualità
di Massimiliano Panarari
Altro che stereotipi. Max Weber con la sua sociologia delle religioni ci aveva visto giusto. Lo testimonia un altro Max (chiaramente) un po’ meno famoso: vale a dire il teologo Engammare, ricercatore dell’Istituto di storia della Riforma dell’Università di Ginevra e autore del libro L’ordine del tempo (Claudiana, pp. 223, € 28). Un volume fascinoso nel quale, fonti alla mano, lo studioso mostra come la puntualità (con correlate virtù e ossessioni) rappresenti un’invenzione del XVI secolo sgorgata dall’universo protestante e, in particolare, dalla Ginevra riformata dove, non per nulla, cominciarono a proliferare gli orologi pubblici e il calvinismo reimpostò il rapporto tra la spiritualità e lo scorrere (o l’incalzare, per l’appunto) del tempo. Mentre quella cattolica - forzando un po’… - rappresentava una sensibilità spirituale proiettata eminentemente sulla centralità dello spazio, tra gli «interni» delle chiese e gli «esterni» dei pellegrinaggi.
Tempus fugit. E, quindi, andava rigorosamente messo a profitto, tanto sul piano oltreterreno e mistico quanto su quello mondano e materiale, perché time is money: così ci risiamo con il paradigma weberiano dello spirito del capitalismo prodotto dell’etica protestante, mentre, per venire ai giorni nostri, si spiega pure (parzialmente) l’autentico «scontro di civiltà» tra la «formica» (la protestante Germania di Wolfgang Schäuble) e la «cicala» (la levantina e mediterranea Grecia di Alexis Tsipras e del dimissionato Yanis Varoufakis).
A manifestare personalmente una relazione concitata e tumultuosa con il tempo era, infatti, lo stesso padre fondatore Giovanni Calvino (1509-1564), la cui agenda finì per impazzire, inducendolo a lamentarsi di non riuscire a preparare adeguatamente le prediche e le lezioni. Il riformatore diede allora per primo una dimensione morale all’«uso responsabile» del tempo, codificando modalità (simboleggiate dalla clessidra sui pulpiti per verificare la durata dei sermoni) e istituti per la sua regolazione. E la sua Ginevra divenne pertanto la capitale della precisione e diligenza oraria protestante che si estese dall’ugonottismo francese sino al puritanesimo inglese.