mercoledì 9 settembre 2015

La Stampa 9.9.15
Hillary: “Gli Stati del Golfo aprano le porte ai profughi”
di Paolo Mastrolilli


Il dramma dei rifugiati siriani «è una crisi globale». A dirlo è Hillary Clinton, mentre la mobilitazione accelera anche fuori dall’Europa.
La Casa Bianca ieri ha dichiarato che sta considerando una serie di misure per intervenire in maniera più significativa nell’emergenza profughi, mentre il segretario generale dell’Onu Ban Ki moon ha passato il fine settimana a chiamare i leader europei più restii ad accogliere le persone in fuga dalla guerra. Il suo portavoce, Dujarric, ha allargato ieri il richiamo ai ricchi Paesi del Golfo Persico, a partire dall’Arabia Saudita, che finora non hanno aperto le porte neppure a un rifugiato: «Le leggi internazionali - ha detto - sono chiare. Non basta dare aiuti finanziari, bisogna fare la propria parte per soccorrere le persone». Ban ha convocato un vertice per affrontare la crisi delle migrazioni politiche ed economiche, che si terrà il 30 settembre, quando al Palazzo di Vetro ci saranno tutti i capi di Stato e di governo venuti per l’Assemblea Generale.
«Crisi globale»
Hillary ha parlato di questa emergenza prima con l’Ap, e poi in una intervista con Andrea Mitchell della televisione Msnbc. «Noi - ha detto - dovremmo fare la nostra parte, così come gli europei. Questa però è una crisi più ampia, globale. Abbiamo il numero più alto di rifugiati in molti anni, credo dalla Seconda Guerra Mondiale. È una cosa che spezza il cuore. Il mondo intero ora vede che non ha un impatto solo sui siriani, ma su tutti noi. È quello che ho detto per anni».
L’impegno dell’America
La Clinton ha sentito la necessità di intervenire perché è candidata alla Casa Bianca (nei sondaggi è scesa al 42%, meno 10 punti rispetto a un mese fa), e perché all’inizio della guerra siriana era segretario di Stato, e ora potrebbe essere accusata di non aver fatto abbastanza per fermare il conflitto. Hillary ha detto che la causa del conflitto non è stata la politica estera di Obama, ma «le politiche del mondo».
In effetti tutti ci hanno messo del loro: gli Usa evitando l’intervento, la Russia difendendo Assad, la Turchia attaccandolo, il Qatar e l’Arabia finanziando direttamente o indirettamente gruppi terroristici sunniti come Isis e al Nusra, per arginare l’espansione sciita-iraniana nella regione. «Io - ha notato Hillary - avevo sostenuto una politica più robusta», riferendosi alla proposta di armare gli oppositori siriani laici, «ma giudicando oggi non posso dire che avrebbe fatto la differenza, perché doveva essere uno sforzo internazionale».
Gli Stati Uniti hanno promesso di accogliere circa 8.000 rifugiati nel 2016, ma ora potrebbero fare di più, anche se il problema di fondo resta trovare il modo di fermare la guerra.