Corriere 9.9.15
Il cardinale E Scola richiama i politici:
«La Chiesa fa già troppo Non può sostituire lo Stato»
di Giampiero Rossi
MILANO « La Chiesa fa il buon samaritano, fa la prima accoglienza, non può fare di più. Fa già troppo di più, ma non farà mai un compito che non gli spetta. Già stiamo facendo troppo welfare, sostituendo lo Stato». Quando parla di immigrazione, il cardinale Angelo Scola non ricorre a toni paludati. Dopo che, nei giorni scorsi, aveva già invitato le parrocchie a offrire spazi per l’accoglienza, mettendo a disposizione da subito alcune strutture diocesane, ieri l’arcivescovo di Milano è tornato sul tema usando parole molto esplicite. Ai fedeli chiede di «aprire le porte», ma al tempo stesso sottolinea la necessità di un’iniziativa pubblica, riprendendo — in sostanza — due messaggi di papa Francesco: da un lato gli appelli all’accoglienza, dall’altro la puntualizzazione che «la Chiesa non è una Ong».
Pur insistendo sulla necessità di un impegno in prima persona da parte di ciascun cristiano, Scola ribadisce che «altro è il compito delle istituzioni che devono elaborare una visione politica di questo fatto strutturale». E per questo, spiega, «la mossa di Merkel, Hollande e dell’Austria si rivela molto importante, più che per l’accoglienza in sé e per il respiro dato a questa gente, e per la forza con cui una parte del popolo ha preso questa decisione, perché queste scelte mi pare possano avviare nelle istituzioni politiche quel processo che passa dall’emergenza all’assunzione strutturale del problema, di cui abbiamo bisogno».
Su questo l’arcivescovo di Milano insiste da tempo: «Bisogna passare da una visione di emergenza a una visione strutturale del problema», un processo che «incomincia dallo Stato, passa dall’Europa, arriva al mondo intero». E liquida così le posizioni più dure sull’immigrazione: «Questa idea che si possa contenere un processo dominandolo è una fantasia. Al massimo si possono orientare attraverso l’azione di soggetti in campo — dice —. L’immigrazione è un processo in atto in tutto il pianeta, si parla di 800 milioni di persone in movimento in tutto il mondo, e i processi non chiedono il permesso di accadere». Ma le responsabilità, secondo Scola, stanno anche nelle scelte italiane sullo scacchiere internazionale. In passato sarebbe stato utile «fare una politica mediterranea che noi italiani avremmo dovuto fare da sempre, perché la nostra forza in Europa dovrebbe essere quella di essere punto di riferimento del Mediterraneo, insieme alla Spagna. Non pensare di poter essere alla pari — come forza politica e sociale — con la Germania, la Francia o l’Inghilterra, ma di poter gestire questa leadership e dare questo contributo in Europa». E il rischio è ancora alto, perché «se si muoveranno massicciamente gli abitanti del Sud Sahara la situazione diventerà ben più complessa».