mercoledì 9 settembre 2015

La Stampa 9.9.15
E i detrattori di Angela ora ne fanno un modello
È riuscita a sedurre anche i cuori più diffidenti
di Mattia Feltri


Quest’estate su Angela Merkel tirava un’aria per cui lo «Spiegel» l’aveva messa in copertina circondata da gerarchi nazisti alla presa di Atene e dell’Acropoli, e su YouTube giravano alcune parodie del disastroso dialogo con Reem, la ragazzina palestinese cui la cancelliera aveva prospettato un ritorno ai campi profughi libanesi; la più riuscita, e la più cattiva, vedeva Reem chiedere che fine avesse fatto la mamma di Bambi, e la Merkel le diceva che era stata uccisa dal cacciatore con un colpo al cranio e, alla piccola in lacrime, spiegava che la vita è questa, un giorno «moriranno anche i tuoi genitori».
Ma è tutto così rapsodico, tutto così incontrollabile ed emotivo, che l’aguzzina di Grecia e d’Europa è diventata oggi l’unica statista continentale (editoriale di «Famiglia cristiana»), «il simbolo morale» secondo l’investitura a «La Stampa» di Bono Vox, la donna che ha restituito «dignità all’Europa» secondo l’analisi dell’ex premier Romano Prodi, la donna che ha «mostrato grande leadership» secondo la visione entusiastica di Peter Sutherland, inviato speciale delle Nazioni Unite per l’immigrazione.
Chi non ha cambiato idea
È un tripudio, uno sventolìo collettivo, le folle siriane entrano in Germania ritmando il nome della cancelliera e della nazione che guida. E sollevando anche qualche scomposta invidia: «Si prende gli immigrati migliori», ha detto con sfrontata sintesi Fabio Rampelli di F.lli d’Italia. Infatti non è che si sia cambiata opinione sul governo di Berlino, più o meno chi l’apprezzava continua ad apprezzarlo e chi lo detestava continua a detestarlo. Per restare da noi, Matteo Salvini non ha mollato la presa nemmeno un secondo e nei giorni dell’incoronazione ha ripetuto che la Merkel è «una schiavista» il cui obiettivo è sradicare i popoli, e che intanto si prende i colti siriani in fuga dalla guerra per lasciare gli sfaccendati a noi italiani.
Però, nonostante gli sforzi per esempio di Daniela Santanchè («la Merkel fa quello che noi diciamo da anni») e di Beppe Grillo («il caos è colpa sua»), oggi riluce l’altra faccia, in Internet si trovano test come «scopri se sei Merkel o Orban», cioè il premier ungherese nuovo simbolo del male: dunque, se ritieni che gli immigrati vadano cacciati a fucilate sei un barbaro magiaro, se ritieni che vadano accolti a baci e cioccolata sei un civilissimo tedesco. Guarda un po’. Eravamo abituati alla Merkel imbaffettata alla Adolf Hitler e offerta al tirassegno in una festa grillina della provincia di Bergamo, l’analisi leghista portava al «nuovo nazismo», oppure al «nazismo nord europeo» nella curiosa definizione di Alessandro Di Battista, deputato dei Cinque stelle; e giusto un po’ più contenute, almeno lessicalmente, erano le critiche di Manolis Glezos, il partigiano antifascista greco per il quale l’ineluttabile tendenza tedesca «al predominio» si sta riproponendo sotto nuove forme, teoria suggestiva sposata dalla sinistra del Pd e da buona parte del centrodestra italiano, e divulgata con apprezzabili risultati da Yanis Varoufakis.
Eppure Angela converte i cuori più diffidenti, l’ex ministro e sessantottino Joschka Fischer ora è «orgoglioso» del suo Paese e davanti alla cancelliera «mi levo il cappello». Il «volto disumano dell’Europa», come disse pochi mesi fa Nichi Vendola, è diventato «il volto umano dell’Europa», come ha detto ora Federica Mogherini. Per ora va così, almeno fino al prossimo cambio di vento.