mercoledì 9 settembre 2015

La Stampa 9.9.15
Quando la Biennale di Venezia cacciava un certo Picasso
di Mirella Serri


Le fanciulle hanno un corpo rotondo e seducente e in chiesa, appoggiate su un feretro, espongono le parti intime senza veli. «Questo quadro è indecente!», protesta il patriarca di Venezia (il futuro papa Pio X), indignato dal lavoro del pittore torinese Giacomo Grosso. Lo scandaloso «Convegno supremo» finisce così in una sala secondaria della prima Esposizione internazionale d’ arte che si tiene nel 1895 ai Giardini di Castello.
Questo appuntamento - con 285 artisti e 224 mila visitatori - sarà un successone e la Biennale diventerà la mostra italiana più celebre ma anche la più discussa al mondo. Proprio in questi giorni sembra annunciarsi la prossima riconferma del presidente Paolo Baratta e per festeggiare questi 120 anni così ben portati, lunedì 14 settembre alle 22, andrà in onda su Rai Storia il documentario di Massimiliano Griner (prodotto da Rai Cultura per la serie «Italia, viaggio nella Bellezza»). Attraverso immagini e filmati inediti il programma ripercorre la vicenda dell’esposizione (nel 1907 viene realizzato il primo padiglione straniero, quello del Belgio) sempre alla ricerca di novità e ricca di contrasti. Di cui fu vittima persino Pablo Picasso, nel 1905 invitato a sloggiare dal segretario Antonio Fradeletto, perché le sue opere offendevano i gusti del pubblico.
Ritornerà a Venezia solo nel 1948. Un anno di grandi sconvolgimenti, come documentano le immagini di Peggy Guggenheim che porta alla rassegna 136 capolavori di arte contemporanea. I quali a loro volta innescano nuove micce: Giorgio De Chirico, ad esempio, organizza, per protesta, un’«Antibiennale» in cui dà spazio ai pittori «antimoderni». Gli Anni Settanta sono accompagnati da rare e suggestive sequenze (nel ’74 la vetrina della Serenissima fu tutta occupata dal colpo di Stato in Cile) tra cui quelle di Sebastian Matta e di Luca Maria Patella.
Proprio a quegli anni ruggenti della presa di posizione antifascista si richiama oggi Okwui Enwezor, curatore dell’esposizione 2015, con forum e incontri sul ruolo degli intellettuali nel mondo segnato dai conflitti. A discuterne, in prima linea, sono stati convocati gli artisti siriani.