La Stampa 8.9. 15
Salman Rushdie
Una “mille e una notte” per sconfiggere l’odio
Esce oggi in Italia il romanzo Due anni, due mesi e ventotto notti
Elogio della ragione contro gli oscurantismi antichi e moderni
di Gianni Riotta
Avere superato almeno un esame di Filosofia Medievale rende scettici per sempre sulla corrente polemica tra «Occidente liberale e Islam oscurantista», che filtra dai romanzi alla Houellebecq, dai saggi di Huntington popolarizzati da Oriana Fallaci, fino ai siti dei feroci reclutatori Isis, con i loro paladini astuti, ben camuffati nel nostro mainstream. Per comprendere che la linea di frattura non è mai Noi-Loro, ma sempre Tolleranza-Intolleranza, basta studiare l’antico Averroè, nato Abu l-Walid Muhammad ibn Ahmad ibn Rushd,, (1126-1198) che a Cordova rifonda gli studi su Aristotele, conciliando Islam e ragione, fino a rompere con il rivale Al Ghazali e finire in esilio a Marrakesh.
Profeta vivente di questo credo è lo scrittore Salman Rushdie, da una generazione ormai condannato a morte da una maledizione, fatwa, dell’ayatollah Khomeini, cui ha opposto – pur nelle impossibili condizioni di vita cui è stato costretto - ironia e raziocinio. Rushdie deve il cognome proprio a Ibn Rushd, suo padre era così devoto al razionalismo del filosofo islamico da adottarne il nome, «Quando lanciarono la fatwa contro di me – racconta lo scrittore - mi feci coraggio, Almeno mi chiamo nel modo giusto!».
Lo strepitoso, nuovo, romanzo dell’autore de I versetti satanici, si intitola Two Years Eight Months and Twenty-Eight Nights, due anni otto mesi e 28 notti, che un semplice calcolo equipara a Mille e una notte, il ciclo delle fiabe orientali caro al nostro canone.
L’amore di Averroè
Averroè-Ibn Rushd, il filosofo saggio del XII secolo, appare qui in una posa che i Manuali di Filosofia non riportano, perché si sposa e fa l’amore - per la prima volta nell’opera di Rushdie, il sesso è scottante - con un Genio Donna, una Jinn, la principessa Dunia. I Geni non sprizzano da una Lampada come in Aladino, ostaggi di un Padrone e dei suoi Desideri, sono malevoli, capricciosi, pieni di pregiudizi, violenza, ostilità per gli umani, con l’eccezione di Dunia che ama possederli. Dalle sue nozze con Averroè nasce una specie ibrida, Umani e Geni, finché in una notte di tregenda a New York, i Geni Jinn, furiosi, non ritornano sulla Terra dopo 800 anni e gli umani devono affrontarne il poderoso jihad, pronto a divorare perfino il traghetto dei pendolari verso Staten Island.
Salman Rushdie ha scritto un libro bellissimo (è stagione felice per le lettere in lingua inglese dopo l’altrettanto efficace Purity di Jonathan Franzen), con saggia consapevolezza di come nel nostro tempo la guerra santa di Isis e del terrorismo fondamentalista islamico abbia il suo doppio nell’intolleranza che dilaga sul web (deriva di cui si è parlato pochi giorni or sono al Meeting di Cl a Rimini). Ragione e Odio si affrontano e confondono in una dimensione magica, che irresistibilmente ricorda (e torna qui il parallelo con Franzen) Internet.
Rushdie comprende, col tono favolistico da Mille e una Notte del XXI secolo, che la nostra generazione vive in una dimensione magica, dove Reale e Virtuale si incrociano e annullano a vicenda, come Uomini e Geni. E ci invita dunque a un momento di meditazione, a prendere le distanze, a ricordarci che i valori fondanti della nostra civiltà, compresi gli ideali di un aristotelico islamico di Spagna come Ibn Rushd Averroè, non devono smarrirsi, né davanti al populismo nichilista degli odiatori di professione online, né davanti ai loro cugini sanguinari, i fondamentalisti di Isis, Boko Haram, Al Qaeda.
La Rabbia di Tutti Sempre
«Scrivere significa non piacere a tutti – ammonisce Rushdie contro la melassa dei politicamente corretto - http://goo.gl/QJrf5E -. Ma la nostra è l’era della Rabbia di Tutti Sempre. Internet, basta dare un’occhiata, gronda di ossessi che urlano contro chiunque non la pensi come loro. Dobbiamo spegnere quel rumore di fondo, allontanarci da quel chiasso e fare il nostro dovere. Ho scritto un libro divertente, non dimenticate che il senso dell’umorismo serve a capire la mia narrativa». Un esempio? «La pratica della violenza estremistica, nota con il nome comune, spesso impreciso, di terrorismo, ha sempre attratto i maschi costretti a rimanere vergini, o che, insomma, non hanno saputo trovare qualcuno con cui fare l’amore». Isis è una legione di frustrati senza Eros, secondo la satira di Rushdie.
Come in una favola orientale antica un giardiniere eremita cammina nel vuoto, uno scrittore di graphic novel alla moda si ritrova nel tinello – vivo - un suo micidiale personaggio (Rusdhie sfotticchia il genere graphic novel oggi incensato), un bambino contagia con la rogna gli adulti disonesti e la dolce signora di un finanziere avido e allupato scaglia fulmini dalle dita affusolate. Non ci sono Buoni e Cattivi in questa saga, solo valori e loro nemici. Contro chi vuole cancellare nel sangue la civiltà, Rushdie è aspro «Banda di assassini e asini… esperti nell’arte di proibire tutto… pittura, scultura, musica, il teatro, i film, il giornalismo, l’hashish, le elezioni, l’individualismo, il disaccordo, il piacere, la felicità, un tavolo da biliardo, un volto ben rasato, il volto delle donne, il corpo delle donne, l’istruzione per le donne, lo sport femminile, i diritti delle donne».
Asini Assassini
Ma chi si strugge ancora a capire perché ragazzi e ragazze educati, e ben integrati, nelle città dell’Occidente si arruolino tra i terroristi «asini assassini», legga il monito di Salman Rushdie che da anni fronteggia l’odio islamico: «Sono sempre meno coloro che, tra di noi, generazione dopo generazione, riescono ancora a sognare… Noi leggiamo di voi, O Sogni, nei libri antichi, ma le fabbriche di sogni son chiuse. È il prezzo che paghiamo per pace, prosperità, tolleranza, comprensione, saggezza, bontà e verità: il nostro essere selvaggi, che una volta si liberava nei sogni, è domato, per sempre».
I libri di Rushdie e Franzen, letti e amati, si chiudono con un solo rammarico: ma perché da noi, in Italia, nessuno ha il fegato di provare a raccontare il mondo grande terribile che ci circonda, affrontandolo a viso aperto, fuori dalle beghe piccine di casa?