martedì 29 settembre 2015

La Stampa 29.9.15
Gramsci, un arresto di troppo
di Marco Albeltaro


Su Gramsci si è scritto di tutto. In particolare la pubblicistica revisionista si è a lungo esercitata sulla sua figura, creando un vero e proprio genere letterario col quale si è fatto a gara a chi la sparava più grossa. Si è letto così, soltanto per fare qualche esempio, di un Gramsci convertito al cattolicesimo in punto di morte; o lasciato morire in carcere non già per volontà di Mussolini ma per desiderio del suo sodale Togliatti il quale, secondo altre versioni, avrebbe poi occultato un misterioso quaderno nel quale Gramsci avrebbe rinnegato le sue idee comuniste.
Ma le invenzioni non sono appartenute soltanto alla compagine revisionista. Anche gli apologeti di Gramsci, legati in particolare al Partito comunista italiano, hanno contribuito, sebbene molto meno sul piano quantitativo, a produrre storie finalizzate a irrobustire una mitologia già di per sé non difficile da creare. E una recente ricerca di una giovane storica torinese, Lorena Barale, pubblicata sull’autorevole rivista Quaderni di storia diretta da Luciano Canfora, smentisce proprio uno di questi miti.
Mario Montagnana, che di Gramsci era stato collaboratore a Torino, aveva raccontato nelle sue memorie che il primo arresto del leader comunista era avvenuto nel luglio del 1919 quando, per ordine del presidente del Consiglio (e ministro dell’Interno) Francesco Saverio Nitti, erano stati effettuati una serie di fermi preventivi tra le file dei militanti della sinistra per impedir loro di partecipare a un importante sciopero. Ora invece scopriamo, grazie alla ricerca di Barale nei registri dell’ex carcere Le Nuove, che Gramsci nel luglio del ’19 non fu affatto arrestato. Se questa scoperta non cambia il modo di «guardare» a Gramsci, può essere però utile sia per inserire un nuovo tassello in una biografia che aspetta ancora di essere scritta, sia per immergerci nei meccanismi di creazione delle mitologie politiche nel Novecento. Montagnana, infatti, non voleva mistificare nulla; voleva soltanto aggiungere una punta di eroismo in più a un uomo in carne e ossa che un eroe lo era stato per davvero.