lunedì 21 settembre 2015

La Stampa 21.9.15
Boschi: se falliamo noi arrivano Movimento cinque stelle o Lega
Il ministro intima alla minoranza Pd: “Basta veti”. Poi sferza con sarcasmo “Trovino una pizzeria, si mangino una pizza, ma poi decidano cosa fare”
di Maurizio Tropeano


Il ministro delle Riforme istituzionali alla vigilia della direzione nazionale del Pd alterna segnali di apertura a frecciate nei confronti della minoranza del partito che, con le dichiarazioni dell’ex segretario Pierluigi Bersani, ha riaperto lo scontro interno sulla riforma del Senato. Maria Elena Boschi sceglie le rive del Po a Torino, dove è stata invitata a parlare alla festa dei giovani turchi, per cercare di mettere fine a questo tira e molla. Il titolo del dibattito richiama in qualche modo Jurassic Park ma è chiaro che non è possibile battezzare i dinosauri» e nemmeno tracciarne l’identikit. Ecco perché Boschi mentre si dice «assolutamente sicura» che la riforma costituzionale sarà approvata entro il 15 ottobre, avverte: se così non sarà «il rischio è di perdere la nostra credibilità come partito, soprattutto adesso che arrivano i primi segnali di ripresa dell’economia grazie alla nostra azione». E se il Pd fallisce «l’alternativa non sarà certo un’ulteriore svolta riformatrice o una svolta ancora più a sinistra ma solo quella di consegnare il paese al Movimento 5 Stelle o alla Lega Nord».
Niente veti
Dunque, «porte aperte al dialogo» ma se la maggioranza non mette veti non «può certo farlo la minoranza». Insomma, ci deve essere la «volontà di trovare un punto vero di accordo». Soprattutto, però la minoranza deve avere una posizione univoca: «Si mettano d’accordo tra senatori e deputati, trovino una pizzeria, si mangino una pizza, si facciano una telefonata ma poi decidano quello che vogliono fare». Seduto accanto a lei c’è il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, che avverte: «La scissione del 1921 non venne certo fatta sulla riforma elettorale perché questo non è un terreno dove si mobilitano le masse popolari». Adesso resta da capire se le dichiarazioni di questo fine settimana segnano la definitiva rottura del dialogo dentro il Pd oppure siano sole gli ultimi attacchi di una guerra di posizione che potrebbe concludersi oggi nella direzione nazionale. Boschi così si appella alla «saggezza e al senso di responsabilità da parte di chi si è sempre impegnato per il partito» anche perché «questo governo durerà fino al 2018».
Non usare il pallottoliere
Vannino Chiti, l’ex presidente della Toscana tirato in causa dalla ministra, la mette giù così: «La riforma non si fa con il pallottoliere ma con il dialogo». E aggiunge: «L’intesa è a portata di mano se si vuole trovare una mediazione degna della Costituzione». E dal suo punto di vista questo significa che «bisogna stabilire con chiarezza che i senatori saranno eletti dai cittadini e che i consiglieri regionali dovranno prendere atto con una ratifica».
Avvertimento di Calderoli
Le parole di Chiti rafforzano il punto di vista del vicepresidente del Senato, il leghista Roberto Calderoli: «Ho fatto una verifica con la minoranza del Pd e mi confermano che non c’è alcuna trattativa in corso. Forza Italia, che io sappia, di trattative non ne ha». Dunque all’ottimista Boschi Calderoli fa sapere: «Ride bene chi ride ultimo». Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, annuncia di aver lanciato un appello al presidente Mattarella che «nel 2005 criticò aspramente la riforma costituzionale di Berlusconi perchè dava più potere al premier. Quella era all’acqua di rose a confronto di quella proposta da Renzi».