La Stampa 16.9.15
Speranza: “Il Pd vira a destra. Basta imbarcare i riciclati”
“Non possiamo lasciare alla Lega temi come quello degli esodati
La scissione non la faremo ma torniamo a occuparci di chi non ce la fa”
di Carlo Bertini
La crisi La base del Partito Democratico sta vivendo con un certo disorientamento le frizioni tra la maggioranza e la minoranza
«Io penso che Renzi abbia nelle sue mani la possibilità di sbloccare questa vicenda e non capisco perché non lo faccia». Roberto Speranza è il giovane timoniere della minoranza Pd e sa bene che la battaglia nel partito non può ridursi al nodo dell’elettività dei senatori che non scalda i militanti. Per questo prova a spostare il tiro, non senza una premessa, visto il precipitare degli eventi. «Mi auguro che nelle prossime ore, accettando il principio del Senato elettivo un accordo possa chiudersi rapidamente. Siamo in tempo per trovare un’intesa. Il superamento del bicameralismo è una sfida che riguarda tutti, non capisco quale sia la paura ad avere i 100 senatori scelti direttamente dai cittadini».
La paura è che si smonti tutto e non si concluda nulla.
«Per me è il contrario: i rischi ci sono se Renzi si intestardisce a non trovare un’intesa sull’elettività. Accettare questo principio renderebbe granitico il Pd e la maggioranza più coesa, accelerando il percorso, senza rischiare ad ogni curva».
La contestazione di Renzi è: possibile che vi impicchiate su questo articolo due, con l’Italia in ripresa e con tutto quel che succede nel mondo?
«Mi pare che sia Renzi ad essersi impuntato. Purtroppo con una legge elettorale come questa, sulla quale io mi sono dimesso, si pone il problema di una Camera prevalentemente di nominati e dominata da un solo partito. Con un’altra legge elettorale, si potrebbero fare altre considerazioni. La costituzione per un parlamentare è un tema decisivo, so bene però che ce ne sono altri che toccano più da vicino la vita quotidiana delle persone. Ad esempio le scelte che faremo sulla legge di stabilità meritano una discussione approfondita tra di noi».
Ad esempio sul fisco?
«Si ragiona finalmente di una misura universale di contrasto alla povertà che c’è in tutta Europa tranne in Italia e Grecia? Abbiamo speso nove miliardi per gli 80 euro, sei per l’Irap, ora bisogna metter soldi su chi non ce la fa. E vengo al fisco: bene abbassare le tasse, ma facciamolo con un’idea di centrosinistra. È giusto non far pagare la Tasi allo stesso modo a chi ha l’attico in centro come a chi ha la casetta in periferia? Così facciamo risparmiare duemila euro a chi sta bene e cento a chi non ce la fa».
Come mai con gli esodati non c’eravate anche voi e avete lasciato campo libero a Salvini?
«Ecco, questo è un tema su cui vorrei che il Pd fosse fino in fondo protagonista. Alcune cose sono state fatte ma non a sufficienza. E noi abbiamo fatto molte iniziative con loro, stia tranquillo non ce li siamo dimenticati, noi».
Il punto più di fondo è che il Pd per voi così non va e Renzi ne è l’usurpatore.
«Per me no, ha vinto il congresso ed è legittimo che guidi il Pd. Ma troppo spesso lo guida in direzione diversa dalla sua vocazione originaria. Non mi piace l’idea di un Pd come soggetto indistinto in cui scompaiono i confini tra destra e sinistra e in cui dentro ci può stare tutto, da Verdini ad Alfano...».
Voi preferireste perderli i voti dei delusi di Berlusconi che hanno portato il Pd al 40%?
«No, ma una cosa e prendere i voti di chi ha creduto in Berlusconi e si è poi ricreduto, altra è pensare di riciclare nel Pd pezzi di ceto politico che sono stati a fianco di Berlusconi. E nei territori se si prende questa strada si rischia qualcosa di peggio».
Pensate che la sinistra debba prendere la strada imboccata da Corbyn?
«Ogni Paese ha una sua storia e quella inglese è la più particolare. Penso che ci sia spazio perché il Pd resti il grande partito del centrosinistra in Italia. Quindi nessuna scissione, lo ripeterò all’infinito».