mercoledì 16 settembre 2015

Corriere 16,9,15
La «ribelle» Doris avverte: spero Boschi abbia capito quanto siamo determinati
intervista di Dino Martirano


ROMA «E ora, nonostante tutto, c’è ancora il tempo per trovare un accordo che salvi l’unità del Pd e il cammino della riforma del bicameralismo. Ma io non potevo mica rimanere a quel tavolo: perché, mentre noi trattavamo, all’esterno una parte del Pd faceva il tifo per la rottura...». La senatrice Doris Lo Moro — una calabrese coriacea cha ha imparato a misurare le parole nelle aule di giustizia, dove ha indossato la toga di magistrato, alla guida per 8 anni del Comune di Lamezia, sciolto per mafia nel ‘93 e, infine, nella trincea dell’assessorato alla Sanità della giunta Loiero — ha abbandonato il tavolo della trattativa interna ai dem ma non ha sbattuto la porta.
Senatrice, dopo che lei si è alzata dal tavolo c’è stata un’accelerazione. La presidente Fi nocchiaro ha falcidiato gli emendamenti all’articolo 2. Se lo aspettava?
«Non voglio essere sgarbata con la presidente Finocchiaro, che io stimo molto, ma ha fatto una valutazione di tipo politico presentandola come una scelta tecnica. Ha detto che in mancanza di un accordo, si applica l’articolo 104 del regolamento. Ma chi ha stabilito che non ci può essere un accordo?».
Al tavolo, prima della rottura, c’era anche il ministro Maria Elena Boschi. È vera la vulgata che definisce il ministro «intransigente» e il leader Renzi «trattativista»?
«Non mi risulta. Il ministro Boschi si è sempre presentata con spirito dialogante. È sempre stata pronta all’ascolto».
Allora perché lei ha abbandonato il tavolo?».
«Perché mentre noi affrontavamo il nodo dell’elettività diretta dei futuri senatori, all’esterno il presidente Renzi chiudeva. E anche il sottosegretario che partecipava al tavolo (Luciano Pizzetti, ndr ) e altri colleghi della Camera (il capogruppo Ettore Rosato, ndr ) all’esterno comunicavano la non volontà di trattare sull’articolo 2 quando noi l’argomento lo stavamo ancora trattando».
Lei non ha firmato il documento dei 25, la carta costituente della minoranza del Pd, ma ha sempre detto di essere d’accordo con quel testo.
«Non l’ho firmato perché da capogruppo in commissione ho sempre rappresentato tutti i colleghi. Al tavolo però una maggioranza sovradimensionata non ha voluto ascoltare una minoranza scarsamente rappresentata. Ma non si possono ignorare 30 senatori che la pensano diversamente: ora spero solo che il ministro Boschi, se ha a cuore il cammino della riforma, abbia inteso quanto siamo determinati».
Non c’è accordo se non si modifica l’articolo 2?
«Altre strade non sono possibili».
Giorgio Tonini (maggioranza) vi aveva teso la mano.
«È triste che nel Pd chi non si allinea poi perda il ruolo. Oggi (ieri, ndr ) Tonini non era alla riunione».
Voterete l’articolo 2 se anche il presidente Grasso dovesse falcidiare gli emendamenti?
«Se la politica vuole, l’accordo è a portata di mano. Il passaggio in Aula è l’ultima spiaggia».