lunedì 14 settembre 2015

La Stampa 14.9.15
Merkel spieghi come uscire dall’impasse
di Gian Enrico Rusconi


Dall’euforia allo sconcerto. Non solo per la decisione tedesca di reintrodurre i controlli alla frontiera, il che significa praticamente lasciare per strada i migranti fuggiaschi. Ma sconcertanti sono i motivi della decisione. Le autorità tedesche infatti dichiarano di non reggere più la situazione. La mitica organizzazione tedesca che giorni fa ci aveva sorpreso per la sicurezza con cui affermava che avrebbe sistemato centinaia di migliaia di profughi in cerca di asilo, ha alzato bandiera bianca. Sinistra suona la notizia che non ci sarà più traffico ferroviario con l’Austria. Le ferrovie, il loro funzionamento a singhiozzo tra ordini e contrordini, i binari diventati strade di migranti sono l’ultima immagine del fallimento dell’Europa ad accogliere i disperati. E adesso?
Ci saranno tre ordini di conseguenze. Innanzitutto dove e come saranno lasciati i profughi fermati alle frontiere? Il ministro degli Interni tedesco de Maizière parla di «zone di attesa», anche in Italia. Sulla base della nostra esperienza si apre una triste prospettiva.
Speriamo che i profughi non siano lasciati alle cure dei Paesi «ospitanti», ma che intervenga un’autorità, un controllo e un sostegno europeo mirato.
La seconda conseguenza sarà politica. E’ prevedibile che oggi nel corso della riunione dei ministri europei, i Paesi dell’Est ostili ad ogni accoglienza, anziché essere censurati e invitati a modificare linea, passeranno all’attacco contro Germania e contro l’Unione europea. Dopo aver incautamente aperto le porte a tutti - accuseranno - adesso la Germania ha peggiorato la situazione con la sua imperizia nel non aver previsto quello che sarebbe successo.
Vedremo come reagiranno i tedeschi che improvvisamente e inopinatamente nel giro di pochi giorni da modelli di solidarietà rischiano di diventare i capi espiatori di una situazione finale oggettivamente diventata insostenibile. A Bruxelles il tutto si ridurrà ad un botta e risposta o ad un coro generalizzato di lamenti verso «l’Europa» come se i membri presenti non la rappresentassero? Quale autorità e autorevolezza rimane a Juncker in questo disgraziato frangente?
A questo punto però nascono altri interrogativi alla Germania: non per accusare ma per capire. Le autorità tedesche hanno sbagliato i loro calcoli? Sono state troppo prese dalla loro stessa buona volontà di risolvere il problema? La decisione originaria della cancelliera Merkel (non sappiamo quanto presa da lei personalmente o tramite una risoluzione collegiale) ha prodotto un consenso e un prestigio inatteso. Disturbato soltanto dai soliti maligni che vi hanno visto un puro calcolo di opportunità economica. Adesso attendiamo una dichiarazione chiarificatrice della cancelliera.
In terzo luogo, credo che in Germania ci sarà turbolenza politica. La si sentiva montare già nei giorni scorsi non solo nella Csu. Sulla stampa conservatrice, accanto a critiche premonitrici, non mancava il sarcasmo contro la cancelliera che, felice della nuova simpatia internazionale guadagnata dalla Germania, si atteggiava a mater patriae.
In ogni caso il governo tedesco deve trovare buone argomentazioni per superare questo momento critico. Una Germania paradossalmente messa sotto accusa o in difficoltà davanti ai membri dell’Unione non farebbe bene a nessuno.
Ricordando la notte dell’ultima crisi greca, si era detto che davanti al baratro i responsabili europei hanno trovato una via d’uscita, anche se tutt’altro che entusiasmante. Domani e nei prossimi giorni si presenterà una situazione analoga. Questa volta avremo davanti agli occhi la disperazione di donne, bambini e vecchi che in Europa cercano una via d’uscita.