lunedì 14 settembre 2015

La Stampa 14.9.15
Corbyn unisce gli elettori ma si trova senza partito
Ben 15 mila nuovi iscritti ai laburisti in 24 ore, ma il governo-ombra non c’è
di Alessandra Rizzo


Eletto alla guida dei laburisti a furor di popolo, Jeremy Corbyn ha portato al partito 15 mila nuovi iscritti nel giro di 24 ore, ma tra i piani alti del Labour il neo-segretario trova tutt’altra accoglienza.
Almeno una mezza dozzina di moderati ha fatto sapere che non farà parte del suo governo ombra, altri esprimono apertamente il disagio per la svolta a sinistra che il leader anti-austerity ha imposto. E questo è solo il fronte interno. I conservatori, intanto, sono partiti all’attacco, con il premier David Cameron che definisce Corbyn «una minaccia alla sicurezza nazionale, economica e delle famiglie».
«Restare uniti»
Corbyn ha passato gran parte della giornata a mettere a punto il suo esecutivo ombra. Tra le defezioni spiccano quelle dei ministri all’Economia e all’Educazione, oltre a quelle di due rivali sconfitti. Tom Watson, vice segretario anche lui eletto sabato, ha ammesso il dissenso, ma ha fatto appello all’unità, sottolineando come Corbyn abbia vinto con quasi il 60% dei voti. «Capisco le preoccupazioni, è un enorme cambiamento per il partito e un riallineamento delle politiche, inutile negarlo», ha detto intervenendo alla Bbc. «Ma ai colleghi dico di rispettare l’ampio mandato di Corbyn e restare uniti». Secondo Watson ci sono «zero possibilità» che Corbyn sia vittima di una defenestrazione da parte di centristi e blairiani. Almeno per ora. Secondo il deputato John Mann, molto del futuro di Corbyn, soprattutto in vista delle elezioni del 2020, dipenderà dal risultato del voto regionale del prossimo anno. «Non possiamo starcene con le mani in mano se ci rendiamo conto di aver eletto il leader sbagliato», ha scritto sul «Mail on Sunday».
Un problema più imminente per il segretario è mantenere l’ordine nel partito durante i voti parlamentari: tra i 232 deputati laburisti pochi hanno sostenuto la sua candidatura e molti potrebbero rifiutare di adeguarsi alla nuova linea. (Lui stesso da deputato si è ribellato centinaia di volte.)
Caligola e il cavallo
La stampa conservatrice, che nel Paese è la maggioranza, sfodera i coltelli. Il «Telegraph» dichiara la «Morte del New Labour», il «Sunday Times» parla, in maniera quantomeno prematura, di «Guerra civile» nel partito, e paragona il Labour che elegge Corbyn a Caligola che nomina il suo cavallo senatore.
La vittoria di Corbyn, a detta di quasi tutti gli osservatori, rende la vita facile ai Tory: se gli elettori hanno detto no al predecessore Ed Miliband, considerato troppo a sinistra, cosa penseranno di Corbyn, che vuole rinazionalizzare le ferrovie, porre fine all’austerity e smantellare il programma nucleare?
L’entusiasmo della base
Ma Corbyn, che naturalmente dà una lettura opposta della disfatta elettorale del maggio scorso, si fa forte del successo popolare. Nelle 24 ore successive alla sua elezione, 15 mila persone si sono iscritte al partito, un numero in crescita secondo fonti laburiste. Promette un governo ombra che rispecchi le anime del Labour e sia composto per metà da donne. Nel suo team potrebbe entrare anche Richard Murphy, esperto fiscale indicato dal «Guardian» come il guru di «Corbynomics». Potrebbe diventare consigliere per l’economia.