lunedì 14 settembre 2015

Corriere 14.9.15
Corbyn, «guerra civile» nel Labour
L’elezione del leader di estrema sinistra scatena la faida interna nel partito
Oggi l’annuncio del «governo ombra», mercoledì primo dibattito con Cameron
di Michele Farina


LONDRA Vincere a valanga e faticare a fare la squadra. E’ il paradosso di Jeremy Corbyn, 66 anni, il radicale di sinistra che sabato s’è catapultato alla guida dei laburisti con un trionfale 59,5% (su 422 mila iscritti). Ha stravinto nel partito, ma l’esercito dei parlamentari (220 su 240) mica l’ha votato. Molti anzi vorrebbero cacciarlo. Negli ultimi due giorni una decina hanno sbattuto la porta lasciando il «governo ombra» (da Tristam Hunt a Ivan Lewis fino al potente Chuka Umunna, pupillo di Lord Mandelson). Questione di coerenza, e di strategia: togliere acqua a Jeremy il rosso. Prima di pescare tra i pochi «amici», il leader che promette di unificare il Labour su una scivolosa piattaforma socialista ha provato fino all’ultimo (altro paradosso) a offrire un posto agli sconfitti. E a corteggiare gli indecisi: da Jon Cruddas, ex stratega di Ed Miliband, al ministro ombra della Sanità Andrew Burham: scattato favorito a giugno, Burnham si è beccato 40 punti dal «vecchio» Corb, ma non si è ritirato subito come hanno fatto le altre contendenti Yvette Cooper e Liz Kendall.
I nomi dello «shadow cabinet» saranno annunciati oggi. Con la «capogruppo» Rosie Winterton confermata, e «l’italiana» Gloria De Piero forse alla Parità. Siederanno in Parlamento in prima fila, di rimpetto a quelli del governo. Corbyn che per 32 anni è rimasto nelle retrovie, senza mai un incarico («l’unico riconoscimento — dicono i nemici — è la medaglia di deputato peggio vestito») come nuovo capo dell’opposizione mercoledì incrocerà la prima spada nel dibattito con il premier Cameron, che ieri twittava: «E’ una minaccia per la sicurezza e l’economia».
Nelle stesse ore «la minaccia» era chiusa a Westminster a disegnare la squadra ombra. Prima però un salto in taxi al primo appuntamento da leader a Camden: evento programmato da tempo dal Mental Health Trust. «Come società dobbiamo riconoscere che uno su quattro tra noi soffrirà di depressione. Molti avranno l’Alzheimer... Promuovere la Salute Mentale è un impegno di civiltà». Ha declinato le offerte di andare in tv. Dal mastino Marr alla Bbc ha mandato il novello vice presidente del partito, Tom Watson. L’hanno eletto gli elettori. Non l’ha nominato Corbyn. Watson ha giurato in tv che il Labour non si spaccherà, «la base non lo permetterebbe. Lasciare il governo ombra non è una tragedia, anch’io l’ho fatto qualche volta. L’importante, quando si lascia, è lo spirito di unità nel cuore». Watson è l’uomo che provocò la caduta del governo Blair. «Lascia per il bene del partito». Quando gli fecero notare che il giorno prima era stato avvistato a casa di Gordon Brown, lui rispose: «Ho portato un giocattolo al bambino». Nel partito è conosciuto come l’«operator’s operator». Il super manovratore: Un amico al Sunday Times : «Facile dipingerlo come un mafioso ma… è più sofisticato di Tony Soprano». In tv Watson ha ammesso le differenze politiche: Corbyn vuole affondare il rinnovo del programma dei sottomarini nucleari Trident, «mentre io sono a favore». Sulla Nato se ne può parlare: «Corbyn non è contro, ma ha dei dubbi sull’espansione dell’Alleanza a Est». Se questo è un amico, immaginatevi i nemici. Watson, ex vice ministro della Difesa di Blair, ha votato per la guerra in Iraq. Corbyn è presidente della «Stop the War Coalition». E poi c’è l’Europa unita. Corbyn ha votato per uscirvi, decenni fa. Non lo rifarebbe. Ma è rimasto un euro-tiepido, che di Bruxelles ama quello che il premier Cameron odia: dalle tutele sul lavoro al piano per i rifugiati. E due euro-tiepidi dovrebbero collaborare per evitare l’uscita di Londra dalla Ue ?