domenica 13 settembre 2015

La Stampa 13.9.15
Le mani di Corbyn sul Labour
“Adesso basta diseguaglianze”
Il deputato della sinistra eletto leader laburista con quasi il 60% dei voti
Ma il partito si spacca. Il ministro della Difesa: minaccia per la sicurezza
di Alessandra Rizzo


Lotta all’austerity, sostegno ai sindacati, appelli all’unità. Jeremy Corbyn rispolvera i temi classici mentre si rivolge al Labour attimi dopo essere stato eletto alla guida di un partito che ha improvvisamente virato a sinistra. La sua vittoria è stata schiacciante, il 59,5% al primo turno contro il 19% del rivale più vicino, ed è stata accolta dall’inno socialista e le grida entusiaste dei sostenitori. Corbyn ha festeggiato con una puntata al pub, anche se non beve, e la partecipazione ad un corteo a Londra a favore dei rifugiati. Ora comincia il difficile per il neo-segretario: riappacificare un partito diviso e creare una forza di opposizione mentre già cominciano le defezioni dei centristi.
Blairiani battuti
Da outsider a favorito, l’ascesa di Corbyn è stata tanto sorprendente quanto inarrestabile. Oltre 420mila hanno votato nell’elezione interna al partito, una base elettorale allargata proprio grazie all’entusiasmo che Corbyn ha generato. Al neo-segretario sono andate ben 251mila preferenze e l’ovazione della folla. Le facce dei rivali sconfitti a stento celavano la delusione: Andy Burnham (19%), passato dal ruolo di favorito a distante secondo; Yvette Cooper (17%), che ha sperato fino all’ultimo nonostante i sondaggi a senso unico; e il fanalino di coda, la blairiana Liz Kendall (4.5%). Corbyn ha ringraziato i sostenitori in un discorso povero di sostanza programmatica, in attesa della conferenza di partito a fine mese. I cittadini «sono stanchi dell’ineguaglianza, delle ingiustizie, della povertà», ha detto.
Le divisioni interne
Dietro i sorrisi di circostanza e le foto di rito, il Labour è un partito spaccato. I big del passato, da Tony Blair a Gordon Brown, ritengono che le politiche di Corbyn rendano il partito poco credibile nella politica economica e dunque ineleggibile. Il ministro ombra della Sanità si è già dimesso, Cooper e Kendall hanno detto che non faranno parte del nuovo governo ombra così come l’astro nascente Chuka Umunna, l’Obama britannico. Già si parla di una scissione del Labour e di un piano per defenestrare Corbyn prima delle elezioni del 2020. Intanto i conservatori gongolano. E il ministro della Difesa Fallon affonda il colpo: «E’ una seria minaccia alla sicurezza nazionale»