domenica 13 settembre 2015

La Stampa 13.9.15
Spiragli sulla riforma del Senato
“Modifiche chirurgiche all’articolo 2”
La proposta del renziano Tonini piace a Chiti (minoranza Pd)
di Ugo Magri


La prova che si litiga sul nulla, e che un pizzico di buona fede reciproca basterebbe a superare lo scoglio del Senato elettivo, viene da un’iniziativa di Tonini, vicepresidente Pd a Palazzo Madama, annoverato tra i renziani. Senza consultarsi col premier (e nemmeno con la Boschi), insomma un po’ all’avventura, Tonini argomenta che in fondo le formalità non contano se la sostanza è condivisa. Dunque perfino il caposaldo della riforma costituzionale, da tutti individuato nell’articolo 2, potrebbe essere modificato di comune accordo. A patto che si tratti di una correzione limitata, anzi «chirurgica». E che la minoranza Pd si accontenti di quella singola modifica senza tentare di prendersi, dopo il dito, pure la mano e, il braccio.
L’«amo» dell’articolo 2
La reazione dei dissidenti è piacevolmente sorpresa. Chiti ammette: la proposta Tonini «va nella direzione giusta». Il che, detto da lui, ha un valore speciale. Proprio Chiti guida il fronte del no alla riforma. Suo è un lungo blog polemico contro Renzi, dove domanda come mai il premier rifiuti di toccare l’articolo 2. Basterebbe consentire agli italiani di scegliere chi mandare a Roma, nel nuovo Senato, e nessuno obietterebbe più... Replica di Tonini: se tutto il problema si riduce all’articolo 2, tocchiamolo pure. Non può certo diventare un moloch, un totem. Eleggiamo direttamente i futuri membri di Palazzo Madama, fermo restando che dovrà trattarsi di sindaci o di consiglieri regionali (su questo Chiti non ha obiezioni). Una soluzione tecnica si trova in fretta. L’importante è che poi la sinistra Pd ritiri tutti i suoi emendamenti. E non si perda altro tempo.
Più «ni» che no
Insomma, Tonini lancia un’esca, qualcuno dice in stretto raccordo con Zanda, capogruppo Pd a Palazzo Madama, tra i fautori più convinti dell’intesa insieme con il ministro Martina che ieri enunciava una verità amara: «I nostri elettori non capirebbero mai una divisione su questo punto». Si tratta adesso di scoprire che cosa ne pensa Renzi. Da lui nessuna reazione a caldo, anche per colpa del volo in America a seguire da tifoso tricolore il match Vinci-Pennetta. Finora il premier ha sempre sostenuto che l’articolo 2 non si può toccare, nemmeno per la più minuscola delle correzioni, in quando altrimenti si aprirebbe il Vaso di Pandora degli emendamenti, la riforma verrebbe sicuramente stravolta. È un leit-motiv che si ritrova nella dichiarazioni di Rosato, capogruppo Pd alla Camera. Guerini, vicesegretario del partito, batte sullo stesso chiodo: «Modificare l’articolo 2 rischierebbe di farci ripartire da zero e quindi sarebbe un errore. Dobbiamo invece andare avanti». Sembra una porta in faccia a Tonini. Si badi però all’uso sapiente dei condizionali: sarebbe, si rischierebbe... Adesso è così, ma domani tutto potrebbe evolvere.