Corriere 13.9.15
Intervista a Miguel Gotor: per la prima volta c’è un segnale di dialogo L’obiettivo è l’unità dei dem
«Lo stop dei vertici? Resta una buona giornata»
ROMA « Ho accolto le parole di Tonini con interesse e con favore, perché per la prima volta dal fronte renziano emerge la possibilità di far cadere il tabu dell’immodificabilità dell’articolo 2». Miguel Gotor, dal fronte della minoranza pd, accoglie favorevolmente, ma con prudenza, l’apertura di Giorgio Tonini, ma respinge quello che chiama «il mercato dei principi»: «Verifichiamo la disponibilità delle opposizioni, ma se dicessero no, sarebbe sufficiente il via libera di tutto il Pd, insieme alla maggioranza di governo, per andare avanti».
Apertura «chirurgica», dice Tonini.
«Mi sento di tranquillizzarlo: siamo disponibili anche alla microchirurgia. Perché i principi, quando si scrive una Costituzione, non hanno una dimensione: sono principi. Il principio è l’elettività diretta dei senatori tra i consiglieri, contestualmente alle elezioni regionali, per mantenere il carattere di Senato delle Autonomie. La legge poi sarà scritta in modo ordinario: non è che l’Italicum sta in Costituzione, è una legge ordinaria. Si farà un addendum all’Italicum su come si devono eleggere i consiglieri regionali».
Tonini è vicino a Renzi.
«Sì, ma è una personalità abituata a ragionare con la sua testa. Lo stimo, non è un replicante, è un uomo che ha convincimenti e li difende con caparbietà e serietà. È importante che sia lui a dirlo, ma mi rendo conto che Renzi e il mondo che gli è vicino potrebbero non apprezzare».
Il vicesegretario Guerini ha già detto no.
«Se oggi è il giorno delle colombe, se il falco lo fa Guerini, allora resta una buona giornata: Guerini è un politico accorto e di ottima scuola. Staremo a vedere».
Si teme di dover ricominciare da capo.
«È un tema falso, siamo ancora al terzo giro della prima lettura, siamo nel momento delle modifiche».
Che vantaggi ci sarebbero dalle modifiche?
«L’unità del partito, che sarà importante per vincere le elezioni; il superamento dell’ostruzionismo di Calderoli; il compattamento della maggioranza di governo; lo stop al trasformismo, con lo scambio con Verdini e i verdiniani. Perché non è vero che l’erba del vicino è sempre più verdina. Infine si eviterebbe il ricatto del cambiamento dell’Italicum».
Si cambierà comunque la legge elettorale?
«Per noi è fondamentale la relazione tra riforma del Senato e legge elettorale perché muta indirettamente la forma di governo. Serve una riflessione sugli equilibri complessivi del sistema che ne scaturirebbe, sui contrappesi e gli organi di garanzia. Una democrazia moderna non è come giocare ad asso pigliatutto».
L’opposizione dirà no alla riforma dell’articolo 2?
«Verificheremo. Ma certo, se non ci fosse sarebbe per motivi politici: perché un Pd unito darebbe fastidio a molti ».