domenica 13 settembre 2015

Corriere 13.9.15
Il bicameralismo va superato per due italiani su tre Il 73% vuole il Senato elettivo
La riforma, anche se imperfetta, deve andare avanti per il 64%
di Nando Pagnoncelli


N ei mesi estivi abbiamo assistito ad un dibattito molto aspro sulla riforma del Senato: le posizioni dei partiti e all’interno del Pd permangono molto distanti, soprattutto sul tema riguardante la nomina dei senatori.
Nel complesso i cittadini sembrano avere le idee molto chiare sulla riforma e hanno sostanzialmente mantenuto le stesse opinioni rispetto all’estate dello scorso anno, a dispetto dei toni del confronto politico e nonostante una maggiore conoscenza dei contenuti della riforma: il 39% infatti dichiara di conoscere nel dettaglio o almeno a grandi linee i contenuti della riforma contro il 31% del luglio 2014. Insomma, ne sanno di più ma non cambiano opinione.
Permane un largo dissenso rispetto alla nomina dei senatori da parte dei consigli regionali: come lo scorso anno il 73% preferirebbe che i senatori fossero eletti direttamente dai cittadini. Si tratta di una sorta di «riflesso condizionato» dell’opinione pubblica da attribuire sia alla disaffezione nei confronti della politica sia alla volontà di scegliere e di poter «contare». Lo abbiamo registrato con l’Italicum (i capilista bloccati sono invisi a due italiani su tre) e troviamo conferme ogni qual volta si riduce la possibilità degli elettori di potersi esprimere sui candidati.
Il dissenso prevale tra tutti gli elettorati, con punte più elevate tra quelli della Lega (90%), del M5S (86%), delle liste di centro (83%) e tra gli astensionisti (75%). Gli elettori del Pd appaiono più divisi: i contrari rappresentano il 50% e i favorevoli il 46%.
Gli altri punti della riforma che abbiamo testato incontrano un largo consenso, a partire dalla riduzione del numero dei senatori (da 315 a 100) che ottiene un plebiscito: il 95% si dichiara molto o abbastanza d’accordo (+2% rispetto al 2014), ovviamente senza grandi distinzioni tra gli elettori dei diversi partiti.
Inoltre, il superamento del bicameralismo paritario risulta apprezzato da due italiani su tre (il 67% è molto o abbastanza d’accordo). Anche in questo caso il favore prevale tra gli elettori di tutti i partiti, sebbene tra i leghisti e i grillini all’incirca due su cinque si mostrino in disaccordo.
Ed è proprio quest’ultimo aspetto che rende accettabile agli occhi dei cittadini l’intera riforma: la prospettiva di semplificare e accelerare l’iter di approvazione delle leggi. Il 64%, infatti, ritiene che sebbene la riforma non sia perfetta sia giunto il momento di superare il bicameralismo; al contrario il 18% è del parere che sia meglio mantenere la situazione attuale e un altro 18% non ha un’idea in proposito. Si conferma la grande trasversalità delle opinioni sia pure con valori più contenuti tra gli elettori dei partiti di opposizione, soprattutto Lega (52%) e M5S (64%), mentre tra quelli del Pd (89%) e delle liste di centro (83%) sembrano esserci pochi dubbi. Sembra quindi che il dissenso all’interno del Pd abbia poca presa tra gli elettori del partito che ritengono necessario chiudere il percorso, superando le perplessità pur di avere una semplificazione degli iter parlamentari.
A proposito del dissenso di una parte degli esponenti del Pd, il 53% ritiene che si tratti di un modo per far sentire la propria voce ma che alla fine si allineeranno con il partito mentre il 24% prevede che andranno fino in fondo e renderanno difficile l’approvazione della riforma. E tra gli stessi elettori Pd uno su tre è di questo avviso.
Dal sondaggio odierno emergono quindi due indicazioni di un certo interesse.
La prima riguarda la relativa impermeabilità delle opinioni dei cittadini rispetto al dibattito politico recente e, soprattutto, alla fiducia nei confronti del governo che ha fatto registrare una significativa flessione rispetto al 2014: a differenza di quanto osservato con l’Italicum (i sondaggi fecero registrare profondi cambiamenti nelle valutazioni degli elettori nel volgere di pochi mesi), sulla riforma del Senato gli atteggiamenti sono rimasti sostanzialmente gli stessi rilevati poco più di un anno fa.
La seconda indicazione riguarda il giudizio complessivo sulla riforma del Senato e può essere utile in previsione del referendum confermativo: come si diceva, nonostante il malumore provocato dalla nomina dei senatori da parte dei consigli regionali al posto dell’elezione da parte dei cittadini, prevale nettamente il consenso alla riforma, per lo sfoltimento dei senatori e, soprattutto per il superamento del bicameralismo.
Molto spesso, infatti, la delusione e la sfiducia dei cittadini sono generate da processi legislativi astrusi, difficilmente comprensibili ai più, e dall’elevata distanza temporale dal momento dell’annuncio di un provvedimento, alla sua approvazione definitiva, all’attuazione e alla percezione degli effetti concreti. Tutto ciò alimenta la convinzione, largamente diffusa, che nel nostro Paese non cambi mai nulla e che i politici siano capaci di fare solo annunci.