sabato 12 settembre 2015

La Stampa 12.9.15
Schermaglie che servono a pesare la forza del governo
diMarcello Sorgi


L’uomo dei numeri ha parlato chiaro: e per qualche ora la giornata politica si è attorcigliata alle dichiarazioni del sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti, che ha poi dovuto precisare il suo pensiero, per evitare di appesantire il clima già teso della vigilia dello scontro parlamentare sulla riforma del Senato.
Per far passare la riforma ci stiamo rivolgendo a tutti i gruppi parlamentari, compreso ovviamente Verdini: aveva detto solo questo, Lotti, accreditato di aggiornare tutti i giorni la lista dei senatori disponibili a votare. In sé, niente di sconvolgente, o almeno nulla che non fosse già noto da almeno due settimane, se non di più, dato che la scissione da Forza Italia è avvenuta e il gruppo dell’ex-coordinatore berlusconiano è nato con il dichiarato proposito di offrire aiuto a Renzi nel passaggio delicato della riforma.
Ma le parole del sottosegretario sono bastate lo stesso a riattizzare il fuoco che da giorni cova sotto le ceneri dei rapporti interni tra maggioranza e minoranza nel Pd, accentuando i sospetti dei bersaniani che l’offerta di trattare del premier non sia sincera, e Renzi si accinga a far approvare la riforma con i voti di chi ci sta e anche senza ricostruire l’unità del suo partito. Così che Lotti è stato costretto a precisare e a ribadire che la richiesta di appoggio rivolta a tutti i gruppi del Senato non è antitetica alla ricerca della ricomposizione di un accordo interno al Pd.
Polemiche e successivi chiarimenti hanno comunque lasciato invariata una situazione di incertezza che il ministro dell’Interno Alfano non esita a definire a rischio di crisi di governo. Alfano è ovviamente preoccupato per le pressioni centrifughe che hanno spinto una parte dei senatori Ncd a dichiarare che non voteranno la riforma, rendendo più difficili le votazioni in aula, ma le considera mirate, non solo contro il suo partito, ma anche contro Renzi.
Il quale Renzi continua a ostentare tranquillità. Con le difficoltà, che permangono, di trovare un compromesso nel Pd, le crepe emerse nel gruppo parlamentare del principale alleato di governo, il dubbio ancora aperto che in mancanza di un accordo politico il presidente del Senato si risolva a dare via libera alle centinaia di migliaia di emendamenti al testo del disegno di legge Boschi, nonché il rischio ogni giorno più forte che l’iter parlamentare delle votazioni possa sfuggire di mano, con l’effetto di una bocciatura del governo che potrebbe portare a una crisi, davvero non si capisce come faccia il premier a mantenere la sua serenità.