giovedì 10 settembre 2015

La Stampa 10.9.15
Pensioni, scontro nel Pd su donne ed esodati
La minoranza attacca: spariti i fondi per aiutarli
di Alessandro Barbera


Non bastavano la riforma del Senato e l’abolizione dell’Imu sulla prima casa a dividere Renzi e la sua ala sinistra. Ora si è aperto anche il capitolo pensioni. Per mesi il ministro Poletti, l’ex ministro Damiano e il sottosegretario Baretta hanno tentato di convincere il governo a dire sì alla introduzione di una maggiore flessibilità per chi desidera andare in pensione prima di quanto previsto dalla legge Fornero. Ma il premier, d’intesa con il Tesoro, ha deciso che non se ne farà nulla: il rischio è di far salire i costi di una previdenza che - fatta eccezione per la Grecia - resta la più costosa d’Europa. Al momento le indiscrezioni danno per improbabile persino una soluzione a costo zero, ovvero tutta a carico dei pensionandi. Così la battaglia si è spostata rapidamente sul terreno più vicino: gli esodati e le lavoratrici interessate dalla cosiddetta «opzione donna». Dal 2011 in poi il governo ha stanziato 11,6 miliardi per mandare a riposo 170.000 persone, lavoratori rimasti senza occupazione ma ancora lontani dalla pensione. Ora l’ala bersaniana e la sinistra di maggioranza (Damiano, il ministro Martina) chiedono di mettere a disposizione i fondi non ancora spesi per un nuovo intervento (sarebbe il settimo) di salvaguardia e per una moratoria della finestra (si chiude il 31 dicembre) che permette alle donne con almeno 57 anni di età e 35 di contributi di uscire in anticipo con una penalità.
Secondo i calcoli dell’Inps citati da Damiano in commissione Lavoro il fondo per gli esodati risparmierebbe, di qui al 2023 3,3 miliardi, 800 milioni solo quest’anno. Tesoro e Ragioneria non hanno però mai certificato questi numeri e ieri hanno fatto sapere ufficialmente di aver incamerato i risparmi del 2013 e 2014. Damiano si è inalberato: «Mi chiedo a che serve un fondo per gli esodati se poi i soldi spariscono». L’annuncio ha creato parecchia tensione, al punto da costringere Poletti a telefonare a Padoan e a proporgli un comunicato congiunto per prendere tempo. «Stiamo seguendo in prima persona le possibili soluzioni ai problemi più urgenti di specifiche categorie di lavoratori». Se per le donne la questione ha contorni delimitati (secondo l’Inps l’estensione costerebbe due miliardi fino al 2023), nel caso degli esodati la platea potenziale può espandersi a fisarmonica, di qui la prudenza del Tesoro. Chi ha motivo di sperare in un sì dovrà attendere: è probabile che un eventuale intervento slitti fino all’approdo in aula della legge di Stabilità, in autunno. Far tornare i conti non sarà semplice. Per farlo, come anticipato dalla Stampa nei giorni scorsi, il governo alzerà le stime di crescita di quest’anno e del prossimo. Secondo il consigliere di Palazzo Chigi Yoram Gutgeld quella di quest’anno potrebbe salire di due decimali, dallo 0,7 allo 0,9 per cento.