Il Sole 2.9.15
Atene teme una regia turca dietro l’arrivo dei profughi
Egeo sotto assedio. I profughi giunti sulle isole greche di Kos e Lesbo sono in maggioranza siriani, tecnici e professionisti con titoli di studio superiori, diplomati (45%) e laureati (39%)
di Vittorio Da Rold
Ufficialmente le bocche sono cucite al ministero degli Interni greco, ma visto che non accenna a fermarsi il flusso straordinario di migranti che dalla Turchia arriva sulle isole greche, in particolare a Kos, l’isola più vicina alla costa turca, diventata improvvisamente una frontiera “porosa”, i sospetti di Atene si sono concentrati sull’atteggiamento dell'esecutivo turco diventato, tutto ad un tratto, poco solerte su chi decide di continuare il viaggio della speranza verso Occidente.
Un fatto che non convince il governo greco che è sempre più preoccupato di come le guardie di confine turche siano diventate tolleranti verso queste fughe in direzione di Occidente via mare, visto che il confine via terra fra Grecia e Turchia è bloccato all’altezza del fiume Evros, diventato una barriera insormontabile dopo che è stato rafforzato da reticolati di filo spinato.
Secondo un rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per i rifugiati, reso noto ad Atene denominato “Interim Survey Results on the Profile of Persons from Syria arriving at the Greek borders” i migranti in arrivo sulle coste greche non rivelano il paese di provenienza per prudenza ma la maggioranza (91%) sono di nazionalità siriana con il 39% con un grado di istruzione universitaria, il 45% con un diploma, il 12% con un titolo della scuola dell’obbligo. Sono professionisti, docenti, la classe dirigente del paese siriano che prende le valigie verso l'Europa perché ormai non nutre più speranze di poter resistere più a lungo nel paese di origine o ai suoi confini. L’88% sono arabi, il 9% curdi, mentre quanto al credo religioso l’86% sono sunniti, il 2,84% siriaco ortodossi, il 2,39% siriani cattolici, l’1,04% yezidi e lo 0,75% greci ortodossi. La maggioranza arriva da Damasco (35,5%), Aleppo (23%), Daraa (7,46%), Homs (7,16%) e Deir ez Zor (4%).
Secondo i dati dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) sono 34mila i migranti sbarcati nelle isole del Dodecaneso (ex possedimento italiano) tra gennaio e luglio, mentre 60 mila sono approdati a Lesbo, nell'Egeo settentrionale. Anche Frontex è allo stremo senza i mezzi necessari per garantire la missione di pattugliamento in mare Poseidon. Per questo il commissario europeo, Dimitris Avramopoulos, di origine greca ha ribadito l’appello agli Stati membri affinché mettano mano al portafoglio o forniscano navi e aerei «all'Agenzia Ue».
La Turchia, secondo i dati UNHCR, ha accolto la maggior parte dei rifugiati siriani. Stando agli ultimi dati ufficiali Ankara accoglie 1,7 milioni di rifugiati provenienti dalla Siria, dilaniata da una guerra civile iniziata dal marzo 2011. Ma è solo questa estate che improvvisamente è partita l’onda d’urto verso le isole dell’Egeo, aprendo una nuova via di emigrazione. Secondo l'agenzia ufficiale turca, Afad, solo 265mila siriani sono alloggiati nei campi profughi, gli altri sono dislocati nelle varie città turche di confine. Che cosa ha spinto Ankara a rendersi meno intrasigente e a chiudere un occhio su chi decde di tentare la fortuna di un lungo viaggio della speranza? Forse Ankara potrebbe aver toccato il livello massimo di sopportabilità sociale, nonostante la solidarietà islamica fin qui dimostrata ai profughi di Damasco, e aver dato in silenzio il via libera a chi tra siriani, afghani, pachistani ed iraniani voglia togliere il disturbo. Non a caso ci sono state risse proprio tra queste tre diverse etnie di migranti(i siriani sono profughi) per poter salire per primi sulla nave greca Venizelos da 2.500 posti mandata da Atene a Kos come centro di accoglienza galleggiante.
Dalle isole greche i migranti arrivano al Pireo dove da lì vanno a Piazza Omonia ad Atene dove si effettua al mattino presto lo smistamento per intraprendere la via dei Balcani e raggiungere il Nord Europa.